BIMBI IN VIAGGIO | |||
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BIMBI IN VIAGGIO - LE EMOZIONI DI UN VIAGGIO IN THAILANDIA CON BAMBINI - (gennaio-febbraio 2014) Dopo aver spiegato
tutti i motivi per cui credo che viaggiare con i bambini sia un vero e
proprio dovere (Perché si
DEVE viaggiare con i bambini)
vorrei parlarvi delle emozioni provate nel corso del nostro
primo intercontinentale in quattro.
Alessandrino sulla spiaggia di Bang Tao
Parto
quindi dal primo incontro virtuale con Andrea,
avvenuto nel dicembre 2012 nel sito TheFamilyCompany,
che racconta un po’ anche la mia storia di mamma-viaggiatrice:
La Thailandia era una delle mete probabili di questo inverno ma… essendo incinta del secondo figlio non posso muovermi. Pazienza, andremo il prossimo anno in quattro. Sono una viaggiatrice fai da te da almeno un decennio e, quando è nata nostra figlia (3 anni adesso), non mi sono fatta scoraggiare dall’atteggiamento tipicamente italiano del “coi figli non si può più viaggiare, soprattutto immersi nella realtà locale”. Gli inglesi lo fanno da secoli senza problemi. Con ciò non voglio dire che sia stato tutto in discesa: il primo intercontinentale con pargola avevo la valigia piena di roba (cibo incluso) e mi ponevo tante domande. Poi ho imparato a viaggiare solo col bagaglio a mano anche con la piccola al seguito. Be’, che dirvi? Una volta rotto il ghiaccio è stata una passeggiata e vedere mia figlia che dava da mangiare alle testuggini, restava basita di fronte al suo primo elefante (“mamma è enorme!”), veniva trattata deliziosamente e con tutti i riguardi dagli abitanti dei luoghi visitati è stato impagabile. Grazie a lei abbiamo sempre potuto fare un’immersione totale nella cultura locale e siamo sempre stati accettati benissimo e coccolati da tutti. Al suo attivo ci sono già numerosi viaggi: Pantelleria, Seychelles, Rodi, Formentera, Sri Lanka e Creta. Il viaggio più faticoso? Quello per Pantelleria (in auto da Roma a 12 mesi), tanto per sfatare il mito della fatica dei voli intercontinentali . Insomma questo per dire che non solo si può fare ma vi stupirete della facilità con cui si possa fare. Quando mia figlia si ricorda delle tartarughe delle Seychelles (e aveva solo 18 mesi!) o della gentilezza di Beckie (Sri Lanka) e delle corse fatte con suo figlio per rincorrere pavoni, iguane e granchi e mi chiede quando ci torneremo sono assolutamente certa che sto facendo la cosa giusta perché il suo piccolo bagaglio esperienziale si sta arricchendo e la sua visione del mondo ampliando. Quale migliore regalo potrei farle? Dopo quasi un anno da questo incontro virtuale con Andrea prenoto il volo a cuor leggero (in fin dei conti è il secondo figlio e ci siamo “fatti le ossa” con la prima) ma, nel corso dei mesi che precedono la partenza, una serie di vicende mi fa mettere in dubbio questa scelta. Arrivo a pochi giorni dalla partenza ansiosa più che mai, prostrata nel corpo e nella mente da quasi 5 mesi di malanni continui e preoccupata per i disordini a Bangkok, e vengo soccorsa (moralmente) da una carissima amica viaggiatrice che mi dice le paroline magiche di cui ho bisogno:
Un grazie non esprime a sufficienza la mia gratitudine. È andata proprio così. Ho inondato tutti gli amici di foto e resoconti entusiastici fin dal primo giorno. Certo, abbiamo sentito la differenza tra un baby viaggiatore e due, ma siamo stati ampiamente ripagati dalla fatica. Il wai La nostra primogenita è stata superlativa. Ormai con lei si viaggia benissimo e si possono fare tante osservazioni e riflessioni. Quando la vedevo giungere le manine e fare un lieve inchino per ricambiare il saluto thai (il wai) mi si scioglieva il cuore ed era bello vedere quanto fosse apprezzato questo semplice gesto. E poi le sue domande sul Buddha, sulle strane case, sulla lingua… il suo cervello era in pieno fermento e io mi rendevo conto di non avere il tempo e l’energia necessaria per soddisfare tutte le sue domande perché dovevo occuparmi anche del suo fratellino. Menomale che, stavolta, con noi c’erano due amici meravigliosi (Mariapaola e Maurizio) che si sono spupazzati i nostri bimbi consentendoci di avere dei piccoli spazi di relax e dei momenti in solitaria con ciascun figlio. A loro va il mio più sincero grazie. Ciuchi ha fatto dei progressi incredibili in quelle 2 settimane ed è stato bello condividerli con loro. Ovunque veniva accolto con grandi sorrisi e tante bananine e c’erano sempre delle braccia che si tendevano per accarezzarlo e prenderlo in braccio. Spesso l’attrazione turistica eravamo noi: degli europei con due figli biondi dagli occhi azzurri. La popolazione locale impazziva. Non sto dicendo che il volo (con scalo) sia stato una passeggiata o che i primi giorni col fuso da smaltire e i due piccoli da gestire siano stati in discesa. È stata una vera faticaccia ma, una volta ambientati, è stato bellissimo. Ne è valsa la pena e non mi sono pentita della scelta fatta. Ovviamente in questo viaggio siamo stati molto stanziali e il supporto di Maurizio e Mariapaola è stato davvero prezioso. Ed è stato bello condividere anche con loro le sensazioni del viaggio. Per farvi capire quanto siamo stati bene ecco cosa ho scritto il giorno prima di partire per Bangkok:
Ed è stato così! Per la prima volta non sono riuscita a trattenere le lacrime mentre facevo la valigia (ero un fiume in piena) e altre lacrime rigavano il mio volto mentre il taxi mi portava all’aeroporto. E tra le prime volte di Ciuchi ne abbiamo aggiunte altre a Bangkok: il suo primo gelato (che anche Andrea ha condiviso con noi) e il suo primo ‘ciao’ con la manina (sul volo di ritorno circondato dalle hostess che se lo contendevano e gliel’hanno insegnato). Ed ecco cosa scrivo il giorno dopo il rientro in Italia ai miei amici:
Con la testa e con
il cuore sono ancora lì: sulla spiaggia di Bang Tao, a pranzo da Momo
con Manuela e Salvatore, a cena in quel ristorantino ricco di charme
con Andrea… e mentre scrivo queste parole lacrime solcano il mio viso e
non mi vergogno a confessarlo. Siamo partiti malaticci, spauriti e
provati fisicamente e psicologicamente. Agognavamo questo viaggio. Lo
vedevamo come un miraggio e al tempo stesso ci chiedevamo se stavamo
facendo la scelta giusta. Sembrava che tutto ci remasse contro (i
disordini a Bangkok, le malattie,…) per impedirci la partenza e invece
alla fine ce l’abbiamo fatta. Siamo tornati sani,
felici, ritemprati, rinvigoriti, commossi dalle nuove amicizie nate sul
posto… alla Thailandia non avremmo potuto chiedere nulla di più. |
INDICE: Perchè si
deve viaggiare con i bambini
Emozioni di un viaggio in Thailandia Intervista a Tiziana: una voce autorevole dalla scuola Kit del baby-viaggiatore |
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