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ECUADOR
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GALAPAGOS
(27 novembre - 18 dicembre 2006)


Le nostre foto alle Galàpagos                            Le nostre foto in Ecuador


INDICE di questa pagina
Come spendere poco
La durata ideale del viaggio
In quale periodo andare
Guida
Come organizzare il viaggio
Volo internazionale e tassa di uscita
Crociera Galapagos e voli interni
Isole Galapagos
Siti geofisici
Lingue parlate 

Moneta
Telefonate e Internet Point
Donne e omosessuali

Vaccini e farmaci
Cosa portare
Sole

Alberghi
Bagni
Ristoranti e cibo
Sicurezza e furti
Mezzi di trasporti locali
Escursioni in loco
Mercati e shopping
Costo del viaggio
IL NOSTRO TOUR
Cartina tour Ecuador
Cartina tour Galapagos


COME SPENDERE POCO E ORGANIZZARE BENE IL VOSTRO VIAGGIO
Per spendere poco e organizzare al meglio il vostro soggiorno in Ecuador ecco quello che vi consiglio di fare:

1. Optate per il fai da te: la soluzione più economica e flessibile.

2. Comprate la guida Lonely Planet, studiatela e portatela con voi nel vostro viaggio. Preziosissima non solo per le indicazioni su alberghi e ristoranti low cost ma anche per le dritte su escursioni, visite, prezzi,…. Considerate un leggero aumento dei prezzi se la guida non è stata stampata nello stesso anno del vostro tour.

3. Se volete trovare tariffe convenienti per il volo internazionale e per la crociera alle Galàpagos cominciate ad organizzare il viaggio almeno tre mesi prima della partenza, anche se andate in bassa stagione.
Ecco come è meglio procedere: per prima cosa decidete l’itinerario che volete percorrere, incastrate i giorni (vedi paragrafo “Come organizzare il viaggio”) e prenotate il volo internazionale. Poi contattate le agenzie locali per acquistare la crociera ed eventuali voli interni.

4. Mangiate nei ristorantini locali. Con 1-2 dollari a testa avrete un pasto completo. Vedi paragrafo “Ristoranti e cibo”.

5. Dormite negli hostal con un minimo di 5-6 dollari a testa e un massimo di 10. Vedi sezione “Alberghi”.

6. Pagate tutto in contanti. Non solo infatti gli alberghi e i ristoranti di fascia economica non sono normalmente provvisti di carte di credito o bancomat, ma pagando cash riuscite a contrattare meglio.

7. Viaggiate coi mezzi locali: autobus soprattutto. Sono estremamente economici e confortevoli.

8. Contrattate, contrattate, contrattate! Su qualsiasi cosa: taxi, albergo, mercato, …

Per altre dritte su "Come organizzare un viaggio spendendo poco" leggete la relativa sezione.



LA DURATA IDEALE DEL VIAGGIO
Quando ho cominciato a documentarmi per organizzare questo viaggio e a leggere i primi resoconti di turisti che lo avevano già fatto mi sono accorta che tutti sostenevano che tre settimane erano poche per visitare questo paese. Inizialmente mi sembrava impossibile che una ventina di giorni non fossero sufficienti ma, a mano a mano che i miei studi sull’Ecuador procedevano, mi sono dovuta ricredere. L’Ecuador, infatti, nonostante sia un piccolo stato, è molto ricco e offre un panorama variegato. Potrete scegliere di esplorare la cordigliera delle Ande percorrendo la via dei vulcani (come abbiamo fatto noi), oppure di addentrarvi nella foresta amazzonica, o ancora di esplorare la costa, ma non andatevene se non avete visto le Galàpagos! Il piatto forte di questo viaggio.
Le Galàpagos, che distano un migliaio di chilometri dal continente, sono molte più costose della terra ferma: alberghi, ristoranti, negozi, Internet Point e, soprattutto, le crociere. Tuttavia, come avrò modo di spiegare più avanti, è possibile trovare soluzioni un po’ meno costose (ho detto meno costose, non economiche ;-)).
Il mio personale consiglio è di trascorrere almeno una settimana in queste isole,
sia perché ogni isola è diversa dall’altra (fauna e flora sono spesso endemiche dell’isola), e quindi vale la pena vederne tante, sia per ammortizzare il costo del viaggio (il volo da Quito alle Galàpagos costa quasi 400 US$ a testa ai quali dovrete aggiungere 100 US$ di ingresso a questo parco naturale che pagherete in contanti non appena scesi dall’aereo. Se non li avete vi rimandano indietro!).
Considerate quindi una decina di giorni per visitare l’arcipelago e almeno un’altra decina per percorrere la via dei vulcani. E vi assicuro che sono pochi! Se poi volete aggiungere la foresta amazzonica avrete bisogno di qualche giorno in più.


IN QUALE PERIODO ANDARE
Prima di tutto ricordatevi che gli ecuadoriani hanno questo adagio: l’aspetto più prevedibile del clima di questo paese è … l’imprevedibilità! Questo vale soprattutto per il continente dove, in un solo giorno, si possono sperimentare anche tutte e quattro le stagioni.
In ogni caso è bene fare una distinzione tra il clima del continente e quello delle Galàpagos, che trovandosi a più di mille chilometri dall’Ecuador hanno delle condizioni metereologiche ben diverse, influenzate principalmente dalle correnti oceaniche.
L’Ecuador è diviso in quattro regioni naturali: la costa, la Cordigliera delle Ande, l’Amazzonia e le Galàpagos. Ad ognuna di esse corrisponde un clima diverso. Noi vi indicheremo solo i due climi che hanno interessato il nostro tour: Cordigliera delle Ande e Galàpagos.

Cordigliera delle Ande
L’Ecuador si trova proprio sulla linea dell’equatore quindi ci sono due stagioni: il periodo secco (da aprile a settembre) e quello delle piogge (da ottobre a marzo). Nella via dei vulcani (sulla Cordigliera delle Ande) le temperature possono raggiungere anche gli 8 gradi. La stagione migliore per avere una buona visibilità dei vulcani dovrebbe essere tra ottobre e febbraio nella Cordigliera Orientale e tra giugno e settembre nella Cordigliera Occidentale.
Noi abbiamo fatto questo percorso nel periodo delle piogge ma non abbiamo mai incontrato una sola goccia d’acqua. Il clima era primaverile e il cielo terso. Durante il giorno si stava in maglietta o con un maglioncino di cotone. La sera e la mattina presto ci si doveva vestire un po’ più pesanti, a volte utilizzando anche indumenti di lana (soprattutto in alta quota).

Isole Galàpagos
Alle Isole Galàpagos il clima è sempre temperato e la stagione delle piogge va da gennaio ad aprile. Il periodo migliore per visitarle dovrebbe essere il mese di maggio, novembre e gennaio perché ci sono tre ottime condizioni: non fa molto caldo, c’è pochissima pioggia e ci sono pochi turisti.
Ricordatevi però che nei periodi di minore afflusso turistico le barche sono spesso in riparazione, soprattutto nel mese si ottobre.


GUIDA
Avere una buona guida è di fondamentale importanza, è cruciale per la buona riuscita del viaggio. Non solo per avere dei consigli sull’itinerario da percorrere o delle dritte su alberghi e ristoranti con un buon rapporto qualità/prezzo ma anche per capire quali sono le zone pericolose da evitare e le fregature più comuni in cui si può incappare.
In tanti anni di tour in giro per il mondo non ci è mai capitato di trovare una guida così ben fatta e così vicina al nostro modo di intendere il viaggio come quella della Lonely Planet: Ecuador e Galàpagos. Il merito va ovviamente agli autori che hanno fatto un lavoro magnifico fornendo informazioni su qualsiasi cosa: mezzi di trasporti, cartine, hotel, norme di comportamento, imbrogli, posti imperdibili, sicurezza,…
Cercate di leggervi la guida prima di partire e portatela assolutamente con voi!


COME ORGANIZZARE IL VIAGGIO
Siete pronti a comporre il puzzle? ;-)
A differenza di molti viaggi in cui è possibile una certa flessibilità nella programmazione del tour in questo caso scegliere le mete del percorso è stata un’impresa di studio, approfondimenti e, soprattutto, di “incastro”. Non solo perché l’Ecuador, pur essendo un piccolo paese, offre un’incredibile varietà di paesaggi (la costa, la foresta amazzonica, la cordigliera delle Ande, le Galàpagos) ma anche perché, una volta scelta la vostra meta, vi accorgerete che molte escursioni e visite si possono fare solo in determinati giorni della settimana. A voi dunque spetta il compito di “incastrarle” per evitare di perdere tempo o rischiare di saltare una visita a cui tenere molto. Il trenino delle Ande, ad esempio, è in funzione solo la domenica, il mercoledì e il venerdì. Il mercato di Saquisilì c’è solo il giovedì mentre quello di Otavalo il sabato.
In realtà il mercato di Otavalo c’è anche negli altri giorni della settimana ma in forma ridotta, quindi è molto meglio andarci il sabato quando ci si perde in mezzo alle bancarelle e vi sono perciò molte più possibilità di scelta.


VOLO INTERNAZIONALE E TASSA DI USCITA
Non esistono voli diretti per l’Ecuador perciò dovrete prendere almeno due voli.
Noi abbiamo volato con l’Alitalia fino a Caracas e poi abbiamo preso altri due voli con l’Avianca: uno Caracas-Bogotà e un altro Bogotà-Quito. Il tutto alla “modica” cifra di 1.800 Euro in due (900 a testa! Un vero salasso). Il volo l’ho acquistato tre mesi prima della partenza su Expedia per avere una tariffa migliore e, in effetti, la scelta si è rivelata corretta dato che, nonostante dovessimo volare in un periodo di bassa stagione, i posti “economici” sono finiti in fretta e quindi se avessi aspettato avrei dovuto pagare molto di più. Se mi fossi mossa molti mesi prima forse avrei trovato qualche volo più economico. Quindi iniziate a guardare le offerte con largo anticipo.
Ricordatevi che sui voli internazionali in partenza da Quito si paga una tassa di uscita di 37,50 dollari a testa (la pagate presso uno sportello dell’aeroporto il giorno della partenza per l'Italia), mentre se partite da Guayaquil dovreste pagare di meno (così mi hanno detto alcuni turisti). Conservate la ricevuta di pagamento perché vi sarà chiesta in dogana assieme ai documenti.


CROCIERA ALLE GALAPAGOS E VOLO INTERNO

Crociera
Per organizzare la crociera alle Galàpagos avete due possibilità.
Il modo migliore per cercare di risparmiare è di andare in Ecuador e cercare una crociera una volta arrivati lì. Potrete rivolgervi alle numerose agenzie che si trovano nel continente (soprattutto nelle città di Quito e Guayaquil) oppure tentare la sorte andando direttamente al porto di Santa Cruz (Puerto Ayora) per cercare una crociera last minute. Tuttavia, soprattutto se andate in alta stagione, considerate il fattore rischio: potreste non trovare la crociera oppure trovare solo quelle costose. La scelta dipende quindi da voi, da quanto siete disposti a rischiare e da quando ci tenete ad andare alle Galàpagos. Noi non ce la siamo sentita di correre il rischio e abbiamo prenotato prima, anche perché, dopo aver contattato qualche turista che aveva prenotato la crociera una volta arrivato in Ecuador, mi sono accorta che la differenza di prezzo era irrisoria, a volte addirittura inesistente. Il rischio di non poter partire nel giro di pochi giorni invece è reale, dato che le navi da crociera low cost sono veramente poche. Qui non c’è turismo di massa (per fortuna!).
Se decidete che il rischio non fa per voi allora potete contattare delle agenzie ecuadoriane prima della partenza (purtroppo i singoli yacht non hanno un sito web). Io ne ho contattate almeno una ventina per poter fare un confronto dei prezzi e scegliere la più economica ma anche la più seria e affidabile. Tutte le agenzie vi propongono più o meno le stesse barche (a seconda della loro disponibilità) anche se i prezzi variano sensibilmente. Quindi, prima di dare la conferma ad un’agenzia, controllate se lo yacht che avete scelto viene proposto anche da qualcun’altro e a quale prezzo.
L’agenzia che mi ha proposto i prezzi migliori di tutti e che mi ha risposto sempre in tempi rapidissimi (da un minimo di 1 ora ad un massimo di 1-2 giorni), è stata la GTL Galapagos Traveline (e-mail info@galapagostraveline.com). La persona con cui ho parlato e che si è occupata di tutte le nostre prenotazioni (crociera e voli interni) è stata Rodrigo Miño. Cordiale e disponibile, il giorno in cui siamo arrivati a Quito ha chiamato l’albergo in cui soggiornavamo per confermarci che la mattina seguente avrebbe mandato un autista a prenderci (avevamo il volo per le Galàpagos). L’autista, Denis, è arrivato puntualissimo, ci ha consegnato i biglietti, ci ha accompagnato all’aeroporto e, durante il tragitto, ha ricevuto una telefonata di Rodrigo che voleva sapere se andava tutto bene.
La crociera a bordo del Poseidon (di 8 giorni) ci è costata 725,00 US$ a testa invece di 750. Sono riuscita ad ottenere un piccolo sconto.
La GALAPAGOS TRAVELINE è di proprietà di un norvegese che vive in Ecuador dal 1994 ed è una delle più grandi agenzie dell’Ecuador (forse addirittura la più grande). Probabilmente è proprio per questa ragione che riescono a proporre prezzi generalmente più bassi rispetto alle altre agenzie e che offrono un’incredibile varietà di scelta. Da loro troverete crociere di tutti i tipi, per tutti i gusti e soprattutto per tutte le tasche.
Una delusione si è rivelata invece l’agenzia di Pier Fabio Tonelli, un italiano che vive alle Galàpagos e che viene menzionato da “Turisti per caso”, che mi ha proposto la stessa identica crociera delle altre agenzie (sullo stesso yacht. Se non ricordo male era il Guantanamera) a quasi 300 dollari in più a testa. 
Ricordatevi che i posti sugli yacht economici sono pochi e si esauriscono in fretta. Per farvi un esempio, nonostante avessi cominciato a contattare le agenzie tre mesi prima del nostro viaggio (che avremmo fatto in bassa stagione!), ho trovato per un pelo gli ultimi due posti disponibili sulla nave che volevo (ovviamente la più economica di tutte).
Le agenzie vanno quindi contattate con largo anticipo anche perché il tempo di risposta in genere è tipicamente latino-americano (quindi sono mooolto lenti). A volte rispondono alle e-mail addirittura dopo 15 giorni. Il lato positivo è che in genere trovate sempre qualcuno che parla inglese.

Come avrete modo di vedere le crociere alle Galàpagos hanno prezzi proibitivi. Ciò avviene probabilmente per scoraggiare il turismo di massa che devasterebbe il territorio. Prima di prenotare una crociera decidete:

1) che tipo di yacht volete. Di solito le agenzie propongono vari yacht, ciascuno dei quali appartiene ad una delle seguenti classi (in ordine dalla più economica alla più costosa): economica, turistica, turistica superiore, prima classe, crociere di lusso. Nei siti viene solitamente fornita una scheda dettagliata della barca, in cui ne vengono indicate le dimensioni e la velocità, oltre all’itinerario e al costo. Inoltre, sono disponibili anche delle foto dello yacht.
Considerate che solitamente nella fascia economica le barche sono piccole (quindi se il mare è mosso è bene avere la xamamina con voi), le cabine non sono spaziose (se avete valige grandi non entreranno), il bagno è privato ma non ha l’acqua calda (se vi fate la doccia nel tardo pomeriggio l’acqua è stata scaldata dal sole e quindi è tiepida), ci sono orari precisi in cui si dispone sia della corrente che dell’acqua, il menu propone solo piatti locali (zuppe, riso, carne e pesce), caffè e latte sono in polvere, acqua e tè in abbondanza mentre le altre bibite (come birra, coca cola,..) sono a pagamento: l’unica cosa che non è inclusa nel prezzo della crociera. In generale ho notato che tra gli yacht economici e quelli turistici non vi sono molte differenze in termini di confort ma ve ne sono in termini economici (la seconda categoria è più cara). A volte alcune agenzie convogliano tutti gli yacht delle due categorie più basse in un’unica categoria, quindi guardate sempre il prezzo.
Se decidete di contattare varie agenzie per avere un confronto dei prezzi, specificate subito che tipo di crociera volete (economica, turistica,..) altrimenti loro cominceranno col proporvi le più costose (come è successo alla sottoscritta) e voi perderete un sacco di tempo.

2) la durata. Vi sono crociere da tre, cinque, otto,… giorni.
Prima di scegliere la durata ideale di navigazione considerate che il giorno di arrivo e quello di partenza li sfrutterete solo a metà, perciò se sceglierete la crociera da 3 giorni, avrete un giorno pieno e due mezzi, nel caso di quella da 5, ne avrete 3 pieni e due mezzi, e così via. Molti optano per la crociera da 5, perché considerata un giusto compromesso tra quella troppo corta da tre e quella troppo costosa da sette. Il costo però, come ho già detto, dipende dallo yacht che si sceglie.
Personalmente ho preferito optare per la crociera più economica che c’era (sapendo che non avrei avuto grandi comodità), ma ho scelto la formula di 8giorni-7notti perché è l’unico modo per visitare le isole più a sud (Floreana e Española), notoriamente molto belle, disabitate, selvagge (magnifiche!). Si tratta ovviamente di scelte personali ma dopo aver speso quasi 400 dollari a testa per il volo Ecuador-Galàpagos (un vero salasso!) e 100 dollari a testa di entrata al parco naturale delle Galàpagos mi sembrava assurdo rimanere nell’arcipelago solo 5 giorni e visitare poche isole. A mio avviso il costo del viaggio va ammortizzato e dato che ogni isola è diversa dall’altra (sia la flora che la fauna) vale la pena visitarne il maggior numero possibile;

3) il percorso (le isole che volete vedere). Non tutte gli yacht propongono lo stesso percorso che varia a seconda delle dimensioni della barca (non dimenticate che siete in oceano aperto e a volte le imbarcazioni sono piccole), delle condizioni del mare e, ovviamente, della durata della navigazione.
Potrebbe quindi capitare che l’itinerario che vi è stato fornito dall’agenzia venga modificato durante la crociera a causa del mare molto mosso.
Uno dei maggiori vantaggi delle barche più piccole è che l’itinerario diventa più flessibile e può subire delle variazioni in base a delle vostre particolari richieste. Per farvi un esempio nel giorno in cui dovevamo esplorare l’isola Floreana la nostra guida non aveva previsto una visita a cui io tenevo particolarmente: la Corona del Diablo (un vulcano sommerso in cui nuotano milioni di pesci colorati). Gli ho chiesto se era possibile farla e lui, dopo aver consultato il capitano per sapere se il mare lo permetteva (spesso in quel punto è molto mosso), ha arricchito il nostro programma inserendo anche questa escursione.

Appena saliti sulla barca vi spiegheranno subito le regole da seguire sulle isole delle Galàpagos, e cioè: non si deve toccare nulla (animali o vegetali), si devono sempre seguire i sentieri (mai uscire dai percorsi), non si deve assolutamente dar da mangiare agli animali,… In particolare quest’ultima regola è importantissima perché se si nutrono gli animali si rischia di modificarne il comportamento e di causare l’estinzione della specie. Può sembrarvi esagerato ma anni fa era successo che i turisti scendevano dalle barche e davano un sacco di frutta alle iguane (le quali abitualmente si nutrono di fichi d’india). Le iguane si abituarono al sapore molto più dolce dei frutti offerti dai viaggiatori e modificarono il proprio comportamento: invece di aspettare sotto gli alberi di fichi si appostavano sui moli. Col risultato che se i turisti non arrivavano a nutrirle morivano. Avevano perso la capacità di procacciarsi il cibo da sole e si erano abituate ad un sapore diverso. Quindi se la vostra guida vi sembra esagerata o eccessivamente rigorosa nel farvi rispettare certe regole tenete a mente questa storia.
Inoltre la vostra guida vi spiegherà ogni sera il programma per la giornata seguente (visite, escursioni, snorkeling, passeggiate, pranzi, …) appuntando su una lavagnetta le tappe e gli orari. Questa pratica è molto utile come promemoria ma anche per sapere se lo sbarco sarà asciutto o bagnato (nel primo caso potete indossare le scarpe, nel secondo usate i sandali).


Volo interno
Vi sono due compagnie che effettuano i voli interni: la Tame e l’Aerogal. I prezzi offerti dalle due compagnie sono più o meno gli stessi. Tenete presente che prendere un volo che vi porta da una parte all’altra dell’Ecuador (per esempio da Quito a Guayaquil oppure da Guayaquil a Cuenca) costa relativamente poco (49 dollari a testa su qualsiasi tratta del continente); mentre tutti i voli dal continente all’arcipelago delle Galàpagos sono costosissimi. Ecco i prezzi a persona se volate con la Tame:
Quito/Galàpagos/Quito 392,00 US$
Quito/Galàpagos/Guayaquil 369,00 US$
Guayaquil/Galàpagos/Guayaquil 345,00 US$

Nonostante le due compagnie aeree ecuadoriane abbiano un sito web, io ho prenotato attraverso la stessa agenzia che mi ha organizzato la crociera (la GALAPAGOS TRAVELINE), dato che non c’era nessuna maggiorazione sul prezzo. I biglietti elettronici del volo mi sono stati consegnati il giorno della partenza dall’autista mandato dalla suddetta agenzia. Inoltre, presso di loro, ho acquistato anche il volo interno Guayaquil/Cuenca al prezzo di 49,00 US$ a testa. Ricordatevi che, su questa tratta, non si effettuano voli il sabato.


ISOLE GALAPAGOS
Si trovano a circa 1.100 chilometri dall'Ecuador. Le isole abitate sono solo 5 e la maggior parte della popolazione è concentrata sull’isola di Santa Cruz, in particolare a Puerto Ayora. Ed è proprio da questo porto che partono quasi tutte le crociere.
Le isole più belle e selvagge sono a sud (Isla Floreana e Isla Española) e sono tutte disabitate.
Ogni isola presenta caratteristiche diverse, dato che sia la flora che la fauna sono endemiche. Questo significa che, pur essendoci a volte le stesse specie animali, presentano peculiarità differenti. Ad esempio le iguane cambiano colore (gialle, rosse, con striature verde fosforescente,…).
Una curiosità: le isole hanno tutte due o tre nomi (uno spagnolo, uno inglese e uno ufficiale). C’è da impazzire! Di solito però prevale la denominazione ufficiale.


SITI GEOFISICI PER CONTROLLARE L’ATTIVITÀ DEI VULCANI
I vulcani  sono una delle principali attrattive dell’Ecuador e una delle mete più amate dagli appassionati di trekking. Sulla cosiddetta “Via dei vulcani” (Cordigliera delle Ande) si trova il numero più elevato di vulcani attivi del mondo ed è proprio per questo motivo che non c’è una rete ferroviaria che copra tutto il paese (è stata distrutta dalle eruzioni).
Il vulcano più alto è il Chimborazo: 6310 metri! E ha un primato: la sua vetta è il punto più lontano dal centro della Terra. Il secondo vulcano più alto dell’Ecuador è il Cotopaxi, la cui vetta e' perennemente incappucciata di neve: il suo cratere ghiacciato è ben visibile da chilometri di distanza. Ma l’Ecuador è pieno di vulcani spenti e ancora attivi, anzi attivissimi. Per questo, prima di partire per il vostro tour, può essere utile dare un’occhiata ai report sulle attività sismiche ed eruttive dei vulcani che alcuni istituti di geofisica mettono on line. In particolare io ho consultato il sito dell’Istituto Geofisico dell’Ecuador e dell’Università del North Dakota.
Prima di partire infatti il Tungurahua (luglio 2006) aveva eruttato e c’era il rischio che riaccadesse. Questo vulcano si trovava lungo il nostro percorso e aveva distrutto la strada che portava a Baños, località in cui volevamo soggiornare. Non ero preoccupata del fatto che eruttasse di nuovo, dato che i locali sono abituati a questi fenomeni - quindi hanno istituti preposti al controllo che danno l’allarme con anticipo - ma c’era il rischio che le strade fossero bloccate e avremmo dovuto cambiare il nostro itinerario.
Una volta arrivati in Ecuador il Tungurahua è stato decisamente magnanimo: si è limitato a fumare un po’ regalandoci uno spettacolo inaspettato della potenza della natura e abbiamo dovuto fare solo una piccolissima deviazione perché non avevano ancora finito di ripristinare un pezzetto di strada.


LINGUE PARLATE
La lingua ufficiale è lo spagnolo. Tuttavia in Ecuador vi sono varie etnie (come i quechua, discendenti degli Incas) e quindi molti parlano più di una lingua.
Scordatevi di poter comunicare in inglese! Ci riuscirete solo con la guida della crociera alle Galàpagos. Io ne ho approfittato per farmi raccontare qualcosa sulla loro terra e per farmi insegnare delle parole spagnole. Noi infatti non parlavamo questa lingua ma per fortuna è simile all’italiano quindi non abbiamo avuto grandi problemi. Avevo imparato le frasi principali per la sopravvivenza e solo in un paio di occasioni mi è successo di avere delle difficoltà di comprensione. Per il resto è stato abbastanza semplice.
Attenzione però, perché lo spagnolo è ricco dei cosiddetti “falsi amici”. Un esempio: chiedete il “burro” a colazione, vi porteranno un “asino” ;-). Ebbene sì, molte parole sono identiche all’italiano ma significano tutta un’altra cosa. 


MONETA
La valuta ufficiale è il dollaro americano. Cercate di avere sempre con voi dei tagli piccoli (soprattutto da un dollaro) che sono preziosissimi per pagare qualsiasi cosa (taxi, bus, ristoranti, perfino gli alberghi,…). Accade spesso, infatti, che se volete cambiare una banconota di grosso taglio (anche 10 o 20 dollari) non abbiano il resto da darvi.
Se non riuscite ad accumulare monetine andate negli uffici per il cambio, dove potrete cambiare gratuitamente il vostro denaro contante in tagli più piccoli. Ad Otavalo, nelle piazze del mercato, ve ne sono tantissimi.
Per sapere il cambio attuale (Euro/Dollaro) clicca qui.


TELEFONATE E INTERNET POINT
Scordatevi il cellulare, lì non c’è segnale. Né sul continente né tantomeno sulle isole.
In compenso troverete numerosi caffè e negozi in cui sia le telefonate che le connessioni Internet costano davvero poco. Si parla di pochi centesimi di dollaro al minuto per chiamare in Italia o per connettervi.
In Ecuador troverete tariffe più economiche e connessioni più veloci rispetto alle Galàpagos (intorno ai 0,20-0,25 US$ al minuto per le telefonate e ai 0,30 US$ per 15 minuti di connessione).
Alle Galàpagos le chiamate e il collegamento alla Rete sono più "care" e molto più lente (0,45 US$ per le telefonate e 0,50 US$ per 15 minuti di connessione).


DONNE E OMOSESSUALI
In Ecuador il machismo è molto in voga e le donne occidentali vengono considerate più emancipate e conseguentemente (secondo loro) molto più disponibili e facili da conquistare rispetto alle ecuadoriane. 
Se siete le classiche donne nordiche (vale a dire occhi e capelli chiari) preparatevi ad essere osservate, anzi fissate spudoratamente! Soprattutto nel continente gli uomini, anche se siete a braccetto con vostro marito, faranno apprezzamenti, fischieranno, cercheranno di parlarvi e non distoglieranno assolutamente lo sguardo anche se voi o il vostro consorte li coglierete in flagrante.
Ovviamente la cosa si limita a questo e, se ignorerete fischi e commenti, non avrete nessun problema. Anzi, così facendo, vi guadagnerete il loro rispetto.
Quando andavamo nelle agenzie o nei negozi locali mi capitava spessissimo di essere oggetto di un innocente interrogatorio al quale mio marito, oramai abituato alla situazione e compreso che era del tutto innocua se gestita con un po’ di buon senso, assisteva divertito. Le domande erano sempre le stesse: “Come ti chiami?”, “Da dove vieni?”, “Quanti anni hai?”, “Sei sposata?”, “Che lavoro fai?”,... Se parlate un po’ di spagnolo rispondete educatamente e magari abbracciate teneramente vostro marito. La cosa finirà lì e loro vi rispetteranno (anche se ovviamente continueranno a fissarvi ;-)). Inizialmente potrà capitarvi di sentirvi un po’ in imbarazzo ma col tempo vi abituerete.
Se viaggiate da sole è sempre meglio dire che avete un marito o un fidanzato, magari facendo vedere la fede o una sua foto.
Inutile dire che gli omossessuali non sono molto ben accetti dagli ecuadoriani. Noi, durante la crociera, viaggiavamo con una coppia olandese molto affiatata (composta da due uomini). Erano estremamente gentili, educati e soprattutto discreti ma, pur evitando atteggiamenti che avrebbero potuto infastidire l’equipaggio, sono stati spesso oggetto di scherno (e probabilmente se ne sono accorti).


VACCINI E FARMACI
Se seguirete il nostro itinerario non avrete bisogno di alcun vaccino. Se invece vi addentrerete nella foresta amazzonica avrete sicuramente bisogno almeno dell’antimalarica.
È ovvio che, soprattutto nel continente, dovrete seguire alcune regole igieniche e portare con voi, a titolo precauzionale, alcuni farmaci. Io, purtroppo, ne ho avuto bisogno.

Regole
  • Non mangiate mai verdura cruda o frutta fresca a meno che voi stessi non possiate sbucciarla (come le banane o le arance).
  • Non bevete acqua non imbottigliata. Accertatevi sempre che il tappo sia sigillato.
  • Non utilizzate ghiaccio.
  • Non bevete i frullati di frutta fresca che troverete in molte bancarelle del continente e in qualche ristorante che vi sembra poco pulito.
  • Mangiate solo gelati alla frutta. Quelli alle creme potrebbero essere fatti con uova crude (anche se molte gelaterie utilizzano al loro posto delle polverine).

Farmaci

Io viaggio sempre con una piccola farmacia al seguito. E questa volta (purtroppo) mi è servita, dato che gli ultimi giorni sono stata male. Vomito e diarrea sono i classici malesseri che colpiscono gli europei in viaggio in questi posti. Il nostro organismo infatti non è abituato al cibo e alle spezie locali e quindi potrebbe “ribellarsi” alla nuova alimentazione.
Ecco perciò cosa è bene avere sempre con sé:
  • un farmaco contro la diarrea (ad esempio l’Imodium)
  • un farmaco contro il vomito (come il Plasil)
  • tachipirina (purtroppo ho dovuto usare anche quella)
  • aspirina
  • un termometro
  • una crema per le scottature solari
  • qualcosa per il mal di montagna. Io non ho avuto nessun problema (a parte un po’ di fiatone quando facevo le scale o affrontavo le salite) ma mio marito i primi due giorni ha avuto un bel mal di testa. Il lato positivo è che solitamente qualsiasi sia la reazione del vostro corpo (le più comuni sono spossatezza e mal di testa, raramente vomito) dovrebbe durare solo i primi giorni. Qualcuno, a quelle altitudini (a volte si superano i 4000 metri), ha dei problemini persistenti che possono inficiare la gioia del viaggio. In quel caso sarebbe forse meglio avere con sé un farmaco adatto (chiedete al vostro medico) oppure, se proprio state male, visitate solo le città più basse. Ma questo si può sapere solo una volta arrivati.


COSA PORTARE
Cercate di portare il meno possibile. Viaggiare leggeri è fondamentale dato che si tratta di un vacanza itinerante. Portare un bagaglio leggero forse non sarà facile dato che dovrete avere con voi due tipi di abbigliamento diversi (da mare e da montagna) ma è strategico per muoversi liberamente. Inoltre se deciderete di avvalervi dei mezzi locali (bus, treni,…) gli spostamenti saranno più facili se sarete più leggeri.
Molti alberghi del continente danno la possibilità ai turisti di lasciare in deposito i bagagli con i vestiti pesanti di modo che si possa andare alle Galàpagos con un semplice zaino. Una volta tornati ovviamente si recupera il tutto e si può così iniziare il tour sul continente.
Ecco cosa portare:

Galàpagos
• Occhiali da sole e cappellino
• Maschere e pinne in genere vengono fornite dallo yacht (nel nostro le davano gratis ma è sempre meglio essere tra i primi a scegliere le pinne perché altrimenti si potrebbe non trovare la misura giusta)
• k-way (in barca è utilissimo sia per ripararsi dal vento che dalla pioggerellina)
• maglioncino di cotone per la sera
• una bustina di plastica che si possa chiudere ermeticamente. Utile per riporre telecamera e macchina fotografica durante gli spostamenti con la barca più piccola (il panga). Purtroppo a qualche turista (il mio amico Giorgio ad esempio) è successo che la barca si capovolgesse a causa del mare mosso o dell’incompetenza del marinaio.
• torcia se si visita l’Isla Española perchè vicino al Post Office c’è una grotta lavica;
• creme solari a protezione molto alta. Siete all’equatore!
• bottiglie vuote o borraccia che si possono riempire sulla barca e che sono utili durante le passeggiate che si fanno quotidianamente per esplorare le isole (a volte durano anche un paio d’ore)
• tappi per le orecchie se si sceglie uno yacht economico e disgraziatamente la propria stanza è vicina al motore. A volte comunque si è svegliati dai leoni marini. Un  risveglio decisamente sui generis ma emozionante
• adattatore per la corrente
• asciugamani da mare (o parei molto grandi). Le barche economiche non li forniscono
• una vecchia maglietta per nuotare, utile se vi ci si scotta
• phon
• generi di conforto (biscotti,...). Nelle crociere economiche non si muore certo di fame ma spesso ci si alza presto la mattina per fare un’escursione prima di colazione. Se a stomaco vuoto si ha qualche difficoltà a carburare un po’ di cibo potrebbe essere prezioso.
• guida Lonely Planet
• farmaci
• molti sostengono che per fare le camminate sulle isole servano gli scarponcini da trekking. Personalmente mi sono trovata benissimo con i sandali da trekking (modello “tedesco”) e con delle scarpe da ginnastica (che ho usato una volta sola). La nostra guida, invece, andava sempre a piedi nudi. Anche se, onestamente, non so come facesse: il suolo era caldissimo e sovente roccioso.
Portatevi delle scarpe vecchie, che non vi importa di rovinare, perché spesso le rocce sono taglienti.

Non lasciate a casa la telecamera!!! Non ce l’avete? Compratela! Vedrete tantissimi animali e solo con la telecamera riuscirete a riprenderli in movimento. Spesso capita di assistere a delle scene a cui solo la telecamera può rendere un po’ di giustizia dato che riesce a cogliere suoni e movimenti.

Ecuador
• tappi per le orecchie: possono essere utili quando si dorme in città più popolate e rumorose (come Quito o Cuenca);
• k-way e ombrelli;
• dei vestiti pesanti (che si possono anche acquistare nei mercatini locali per pochi dollari);
• guanti e pantaloncini per la bicicletta se si ha intenzione di usarla a Baños;
• salviettine umide (utili quando si viaggia in autobus e ci si vuole lavare le mani per mangiare qualcosa);
• creme solari:
• un lucchetto per chiudere la valigia;
• un rotolo di carta igienica che potrebbe essere utile se si frequentano i bagni pubblici o quelli dei terminal (non sempre infatti sono provvisti di carta);
• adattatore corrente;
• phon;
• farmaci;
• scarponi da montagna se si ha intenzione di fare delle passeggiate in alta quota o addirittura delle scalate.

Per altri consigli su cosa portare vedi anche il "Kit del viaggiatore".


SOLE
Il sole in Ecuador è molto forte quindi regolatevi di conseguenza in base al colore della vostra pelle. Sia alle Galàpagos che sul continente utilizzate sempre delle creme solari anche se il cielo vi sembra nuvoloso. Inoltre, se solitamente avete problemi di herpes sulle labbra, portatevi una protezione totale (lo stick che si usa anche per sciare).


ALBERGHI
Se volete spendere poco e respirare la vera atmosfera ecuadoriana alloggiate presso gli “hostal”. Non si tratta di ostelli ma di piccoli alberghi con camere solitamente spartane ma pulite che a volte sono situati in vecchi edifici coloniali molto caratteristici. Il loro prezzo per una camera matrimoniale va da un minimo di 12 dollari a coppia (6 a testa!!!) ad un massimo di… al massimo non c’è mai fine ma il più caro che abbiamo trovato era 20 dollari (10 a persona). Chiedete sempre se il prezzo comprende la colazione (spesso non la comprende e a volte non c’è nemmeno la possibilità di consumarla presso quell’albergo) e, cosa importantissima!, se c’è l’acqua calda. Nel continente infatti fa freddo e una doccia calda è di fondamentale importanza. È superfluo dirvi di controllare la camera prima di pagare (quasi tutti gli hotel vogliono il pagamento anticipato).
Noi abbiamo trovato estremamente affidabile la guida Lonely Planet che ci forniva sempre le dritte giuste, anche se i prezzi erano un po’ aumentati (la guida è stata pubblicata nel 2003 e quindi era normale). Abbiamo sempre scelto gli alberghi di fascia economica e ci siamo trovati benissimo. Anzi, l’unica volta che siamo andati in un hotel di fascia media (a Quito) non solo non abbiamo trovato un buon rapporto qualità/prezzo ma l’albergo era meno buono di tanti altri più economici. Quindi non pensate che l’albergo più caro sia l’albergo migliore perché a volte potreste avere delle sorprese (come è successo a noi).
In generale comunque gli alberghi dei piccoli centri hanno un miglior rapporto qualità prezzo. Del resto anche in Italia in grandi città (come Milano o Roma) si paga di più e si ha di meno. L’Ecuador non fa eccezione: in grandi centri come Cuenca o Quito si spende di più per stare in alberghi mediamente meno belli rispetto ad altre cittadine meno turistiche.
Ricordatevi che spesso gli alberghi non hanno il resto per i tagli grossi, cioè 100 ma anche 50 dollari.
La ricettività degli hotel sul continente non ci è sembrata un problema mentre alle Galàpagos le strutture turistiche sono poche e, conseguentemente, in alta stagione forse è meglio prenotare. Tuttavia prenotare un hotel da casa a volte può rivelarsi un’impresa. Molti alberghi infatti non rispondono alle e-mail, alcuni rispondono dopo 15 giorni, e quasi nessuno parla inglese. Quindi, in bocca al lupo!
Ricordate che gli alberghi delle isole Galàpagos sono più costosi di quelli del continente: in media si spende circa il doppio a parità di struttura.


BAGNI
Leggendo molti resoconti di turisti pensavo di dover gettare la carta igienica in un cestino apposito perché lo sciacquone del wc è in genere troppo debole per risucchiare tutto. L’idea non mi sorrideva molto ma mi sorrideva ancor meno quella di intasare il wc e magari trovarmi la camera allagata …
La realtà comunque è stata molto diversa (con mia somma gioia!). In tutti gli alberghi in cui siamo stati non abbiamo mai avuto nessun problema. Certo non dovete riempire il wc di carta perché, in effetti, il getto è un po’ deboluccio. Ma se non esagerate funziona tutto perfettamente.


RISTORANTI E CIBO
I ristoranti locali (quelli in cui si recano gli indigeni) sono solitamente molto economici, anche se a volte l’igiene lascia un po’ a desiderare rispetto agli standard europei. Non fate troppo gli schizzinosi.
Il criterio migliore per scegliere il posto giusto in cui cibarsi è di optare per il ristorante che brulica di avventori ecuadoriani. Solitamente se i posti sono tutti occupati il cibo è buono e il prezzo ragionevole.
Se volete risparmiare ordinate sempre: all’ora di pranzo gli almuerzos e a cena le meriendas. Solitamente non compaiono nel menu: si tratta di pasti a menu fisso in genere composti da una zuppa, un secondo a base di carne o pesce, verdure bollite e riso, un dessert (solitamente della frutta) e un frullato di frutta fresca (che non sempre è compreso nel prezzo e che a volte è meglio evitare di bere, giudicate voi in base alla pulizia del locale). Scordatevi il pane!
Nei fine settimana normalmente è più difficile trovare almuerzos e meriendas dato che vengono preparati per i lavoratori (quindi si trovano nei giorni lavorativi). Il prezzo per questi pasti va da un minimo di 1 dollaro ad un massimo di 2.
I vegetariani in Ecuador non dovrebbero incontrare particolari difficoltà. Infatti, oltre ad esserci molti ristoranti vegetariani, i menu sono sempre a base di verdure e riso.
Molti ristoranti (di solito non quelli economici in cui si mangiano almuerzos e meriendas) applicano le tasse e il servizio, quindi il prezzo sale notevolmente.


SICUREZZA e FURTI
Per quel che riguarda i furti e la sicurezza personale va fatta un’importante distinzione tra le Galàpagos e il continente. Sia sulle isole che durante la crociera non abbiamo riscontrato nessun problema di furti, mentre sul continente occorre prestare molta attenzione e adottare una serie di comportamenti precauzionali.
Personalmente non abbiamo subito alcuno scippo o rapina e non abbiamo avuto nessun problema. Non ci siamo MAI sentiti in pericolo, ma probabilmente non ci è successo nulla proprio perché siamo stati molto attenti. Ecco dunque i nostri consigli. Non allarmatevi leggendoli, sono solo delle precauzioni per stare tranquilli. In questi casi è meglio un eccesso di zelo.

1) Evitate di visitare zone che confinano con la Colombia per ovvi rischi di rapimenti.

2) Nelle grandi città (come Cuenca e Quito) evitate di uscire quando fa buio. Quindi scegliete un albergo con ristorante annesso oppure compratevi qualcosa da mangiare in camera. Se decidete di uscire fatevi chiamare un taxi che vi aspetti fuori dall’albergo.
Noterete che ogni albergo (soprattutto nelle grandi città) adotta delle semplici ma ferree regole di sicurezza: grate ovunque, per uscire dovete chiamare il guardiano che vi apra la porta (non c’è il pulsante per aprirla da soli),…

3) Evitate alcune zone della città vecchia di Quito anche in pieno giorno (il Panecillo ad esempio). Nella guida Lonely Planet c’è scritto dove è consigliabile non andare a causa della delinquenza e dell’altissimo rischio di furti.

4) Se viaggiate con molti contanti cercate di riporli in vari posti (marsupio, tasche interne, calzini,…); stesso stratagemma se avete una carta di credito e un bancomat: riponeteli in due posti diversi. Noi avevamo anche dei borsellini da appendere al collo e mettere sotto alla maglietta.

5) Vestitevi in modo da non dare troppo nell’occhio. Evitate cose di marca, vestiti vistosi o nuovissimi,…

6) Lasciate a casa qualsiasi gioiello (inclusa la fede!). Anche la bigiotteria vistosa andrebbe evitata.

7) Fatevi una fotocopia del passaporto e tenetela separata dagli altri documenti oppure inviatevi un’e-mail in un account virtuale in cui inserirete la fotocopia di tutti i vostri documenti.

8) ATTENZIONE ALLA TELECAMERA! A quanto abbiamo sentito uno dei furti più ghiotti è proprio questo. Noi quindi abbiamo cercato di tenerla sempre nello zaino. La utilizzavamo solo quando ci trovavamo in piazze o vie in cui vi erano dei poliziotti, oppure in autobus. Forse si è trattato di un eccesso di cautela ma meglio essere troppo prudenti che troppo poco.
Tra l’altro, proprio per la paura che mi rubassero telecamera e macchina fotografica, ho scelto di fare prima il viaggio alle Galàpagos (dove è quasi impossibile che ciò accada) e poi quello sul continente in modo da poter filmare e fotografare animali e quant’altro e poter poi riporre nello zaino le casette e la memoria piena della macchinetta fotografica. Quindi, nella peggiore delle ipotesi, se mi avessero rubato tutta l’attrezzatura nel continente avrei potuto vedere le foto e le cassette delle isole. Magra consolazione penserete… ma sempre meglio che rimanere a mani vuote.
Una ragazza svizzera ci ha raccontato che quando è andata a visitare la “Mitad do mundo” un indigeno le ha puntato un coltello alla gola e le ha preso la telecamera che aveva al collo. Ciò è successo per svariate ragioni: era una donna che viaggiava da sola, teneva la telecamera sempre fuori dallo zaino, si trovava in una piazza deserta,…
Difficilmente vi capiterà di ritrovarvi con un coltello alla gola in una piazza affollata. Sarà più facile, invece, che incappiate nel furto con destrezza.


MEZZI DI TRASPORTO LOCALI: AUTOBUS, TRENI E TAXI

Autobus
In Ecuador viaggiare con i trasporti locali è molto conveniente. L'autobus è il mezzo più utilizzato per gli spostamenti all'interno del territorio ecuadoriano. E le coincidenze sono perfette. Raramente ci è capitato di aspettare per più di 5 minuti.
Esistono moltissime compagnie di autobus private che per pochi dollari vi faranno fare dei tragitti molto lunghi. Se dovete fare un lungo viaggio scegliete una compagnia con bus confortevoli (evitate di viaggiare tra le galline ;-)), il prezzo sarà leggermente superiore ma se dovete stare una giornata intera in bus ne varrà la pena. Per farvi un esempio il tragitto da Cuenca ad Ambato (che dura 7 ore) in una corriera con posti assegnati e dotata di tutti i comfort (bagno, tv,…) ci è costato 7 dollari a testa (in genere fanno pagare un dollaro all’ora). La corriera era pulitissima: molto di più degli autobus romani!
Io avevo portato con me dei sacchi neri della spazzatura per avvolgere il mio bagaglio dato che mi avevano detto che spesso veniva messo sul tetto (e quindi con la pioggia poteva bagnarsi) oppure in un bagagliaio molto sporco. Non mi è mai capitato di imbattermi in bagagliai sudici (non so se perché sono stata particolarmente fortunata) anche se, ovviamente, non potevano essere immacolati. Inoltre molti suggeriscono di chiudere le valigie con un lucchetto e di prestare particolare attenzione a carichi e scarichi o a particolari movimenti nel bagagliaio. Noi abbiamo preso tutte le precauzioni del caso ma onestamente ci è sembrato tutto estremamente sicuro ed efficiente. Nel bus infatti ci sono sempre due persone di servizio: un autista e un bigliettaio/facchino. Il primo si occupa solo di guidare il mezzo, mentre il secondo rilascia i biglietti e carica e scarica i bagagli avendo cura ogni volta di chiudere lo scomparto. Inoltre questo signore fa tutto il viaggio sporgendosi dalla porta del bus (che rimane costantemente aperta), urlando la destinazione finale per cercare di accaparrare nuovi clienti che spesso salgono letteralmente al volo. Non preoccupatevi, nel caso di turisti hanno l’accortezza di fermarsi.
Se viaggiate da soli cercate di evitare di sedervi accanto a donne con prole. Infatti, se i bambini non occupano un posto a sedere possono viaggiare gratis e così è pratica assai diffusa che le madri se ne stiano “comodamente” sedute con un bambino in braccio e un altro accovacciato ai loro e vostri piedi. La cosa incredibile è che nessuno dei due bimbi emette un gemito anche se è piccolo e il viaggio dura delle ore.
Un’altra particolarità che noterete è che perfino nei bus più diroccati non manca mai la televisione e, soprattutto, che è sempre accesa a volume alto. Gli ecuadoriani sembrano in effetti drogati di tv.
Se dovete fare dei tragitti panoramici in autobus cercate di partire verso le 10 del mattino perché normalmente il cielo è più limpido.

Treni
La rete ferroviaria non è molto sviluppata, soprattutto a causa delle continue eruzioni vulcaniche che ne hanno distrutto una buona parte. Il tratto ferroviario più famoso (e, al momento, l'unico funzionante nel tratto della Cordigliera delle Ande) è quello che da Riobamba attraversa Alausì fino a raggiungere El Nariz del Diablo. Si tratta di un percorso estremamente suggestivo. Ricco di panorami mozzafiato, è stato reso famoso da una serie televisiva britannica dedicata ai grandi viaggi in treno.

Taxi
Prima di salire sul taxi è buona norma chiedere quanto costa, contrattare e, se non avete monete di
piccolo taglio (da un dollaro o anche meno), chiedere all’autista se ha il resto da darvi. Spesso infatti, con la scusa che non ce l’hanno, vi fanno pagare di più la corsa.
Il prezzo per una corsa all’interno della stessa città è di 1 dollaro circa. Se è un po’ fuori città si arriva a pagare 2 dollari.


ORGANIZZAZIONE DELLE ESCURSIONI IN LOCO
Qualsiasi tour vogliate fare sul continente appoggiatevi sempre a delle agenzie locali (ce ne sono molte) oppure al vostro albergo. Non affidatevi mai a persone che si avvicinano a voi per proporvi questa e quella escursione. Si narra di turisti abbandonati sulla cima dei vulcani perché si sono rifiutati di pagare una maggiorazione alla "guida" che aveva chiesto soldi ulteriori alla cifra originariamente pattuita per riportarli indietro.


MERCATI E SHOPPING
In Ecuador si trovano moltissimi articoli in lana e alpaca a prezzi decisamente vantaggiosi. Borse, maglioni, poncho, tovaglie, sciarpe, tappeti, arazzi e guanti sono gli articoli più comuni. Ma si trovano anche moltissime altre cose.
Il mercato di Otavalo è probabilmente il più famoso, anche perché è uno dei più grandi del Sud America. Quindi ha un’incredibile varietà di merci a prezzi convenienti (essendoci moltissime bancarelle la concorrenza è agguerrita).
Nei mercati si DEVE sempre contrattare ma non vi faranno grandissimi sconti (non più del 20%) a meno che non comperiate molti articoli.
Il mercato di Saquisilì è invece un mercato indigeno, quindi più vero. Qui si assistono a scene di vita quotidiana perché, essendo il più importante mercato indigeno del paese, si trova bestiame, frutta, verdura, medicamenti casalinghi,…



COSTO DEL VIAGGIO
Questo viaggio è veramente costoso, dato che non si tratta di una meta per il turismo di massa. Non esistono quindi voli low cost per arrivare in Ecuador e se si soggiorna alle Galàpagos si spende tantissimo.
Tutti i prezzi indicati di seguito sono a coppia (NON a testa).
Il costo del volo internazionale (Roma-Caracas-Bogotà-Quito) è stato di 1.800 Euro. Se mi fossi mossa con 6 mesi di anticipo forse avrei trovato di meglio. Ma a tre mesi dalla partenza questo era il miglior prezzo disponibile.
All'agenzia ecuadoriana che ci ha prenotato la crociera di 8 giorni alle Galàpagos, il volo per raggiungere l'arcipelago (Quito-Galàpagos-Guayaquil) e il volo interno (Guayaquil-Cuenca) abbiamo dato 2.286 dollari. 1 Euro valeva 1.25 dollari quindi il prezzo in Euro è stato di 1.828 che sommandosi al volo internazionale ci hanno portato alla ragguardevole cifra di 3.628 Euro.
La consolazione è che la vita nel continente costa veramente pochissimo. Con una media di 40-50 Euro a coppia al giorno si mangia, si dorme, si viaggia (coi mezzi locali) e si fanno le escursioni.
Se questi prezzi vi sembrano alti provate a chiedere un preventivo ad un'agenzia con una crociera di 8 giorni alle Galàpagos. Rimarrete allibiti.
Le agenzie che vendono dei pacchetti per l'Ecuador e le Galàpagos in genere chiedono prezzi altissimi per un tour di soli 15 giorni (noi siamo stati 3 settimane). Inoltre
solitamente includono una mini crociera di tre giorni per le Galàpagos (che poi significa una giornata intera e due mezze) o, al massimo, una di 5 giorni (3 interi e due mezzi). Questo perchè le navi e gli alberghi dell'arcipelago sono molto costosi e quindi preferiscono far rimanere i turisti sul continente dove spendono molto meno e conseguentemente guadagnano di più. Il problema dell'acquisto in agenzia è perciò di duplice natura perchè si paga di più rispetto al viaggio fai da te e si sta pochissimo tempo sulle isole: la parte più bella del viaggio! Oltre al danno la beffa.
Tra l'altro, secondo la mia modesta opinione, farsi più di due ore di volo per andare alle Galàpagos, pagare 400 dollari il volo che ti ci porta (dall'Ecuador) e poi pagarne altri 100 per visitarle mi sembra assurdo per stare lì solo 2 giorni.
Questa è una delle tante ragioni per cui noi abbiamo optato per l'organizzazione fai da te.




IL NOSTRO TOUR


Il nostro itinerario in Ecuador lungo la via dei vulcani
(Cordigliera delle Ande)

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Cartina Ecuador, Il nostro tour, Itinerario di viaggio, Percorso
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Il nostro tour alle Galapagos

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Cartina Galapagos, Il nostro tour, Itinerario crociera Poseidon, Percorso di viaggio
Cartina Galapagos, Il nostro tour, Itinerario crociera Poseidon, Percorso di viaggio


PARTENZA Lu27/11/2006 – RITORNO Lu18/12/2006


ECUADOR (– 6 ore rispetto all’Italia)

Lu 27/11 Volo Italia – Quito (alt. 2850m)
Siamo arrivati a Quito alle 22.55 (ora locale) e abbiamo preso un taxi che dall’aeroporto ci ha accompagnati fino al nostro albergo che avevo deciso di prenotare dall’Italia considerata l’ora di arrivo e la stanchezza accumulata durante 20 ore di viaggio. Il tragitto in taxi ci è costato 7 dollari.
Ho scelto di pernottare all’hotel San Francisco (e-mail: hotel@sanfranciscodequito.com.ec) perché è situato nella città vecchia che, con le sue case coloniche, le chiese e i musei, rappresenta la parte più caratteristica e più bella della capitale. L’indomani mattina ci siamo trovati proprio al centro della zona che volevamo visitare evitando così di perdere tempo negli spostamenti con i mezzi. Molti turisti scelgono di soggiornare nella città nuova, più alla moda, ricca di localini notturni, piena di grandi catene alberghiere (Hilton, Sheraton,…) e, proprio per questo, assolutamente identica a grandi città come Milano, Roma, Parigi,…
All’hotel San Francisco ho prenotato per 2 notti. Il costo negoziato on line con Sara Paredes (l’unica dipendente dell’hotel che parla correntemente in inglese) è stato di 30US$ a notte per la suite matrimoniale (incluse le tasse e la colazione e l’accesso gratuito alla zona benessere). Non conoscendo gli standard ecuadoriani e arrivando la sera tardi avevamo deciso di andare sul sicuro prenotando un buon albergo e, dato che questo vantava il titolo di migliore della città vecchia, la scelta era ricaduta su di “lui”. In realtà, come avremo modo di vedere nel corso del nostro soggiorno in Ecuador, spesso gli alberghi più cari non sono quelli migliori.
L’albergo è un edificio coloniale interamente ristrutturato e si trova su una via molto bella di Quito, a due passi da tutto ciò che ci interessa visitare. Ha quindi una posizione strategica, perfetta se il tempo a disposizione per visitare la città non è molto (come nel nostro caso). Il lato positivo è che, pur essendo al centro della città, durante la notte non c’è nessun rumore grazie al fatto che è situato su una via chiusa al traffico. Le camere però sono molto piccole, spesso buie (alcune non hanno finestre ma si affacciano su un cortile interno molto curato e pieno di magnifici fiori), il letto è alla francese, l’acqua è calda, e la colazione buona (viene servita nel ristorante sottostante che ha una convenzione con l’hotel). Evitate la zona benessere dell’albergo (con Jacuzzi, sauna e bagno turco): è un po’ sporca e per giunta a pagamento.
Come avremo modo di notare l’indomani tutti gli alberghi della città vecchia hanno grate ovunque, perfino sui citofoni, e questo ci fa capire che i furti sono una pratica assai diffusa.


Ma 28/11 Quito
La mattina ci svegliamo prestissimo e, dopo aver fatto una lauta colazione, ci addentriamo nella città coloniale. Rimaniamo molto sorpresi perché le vie sono estremamente curate e vi sono operai ovunque che si occupano della ristrutturazione degli antichi edifici coloniali. La città è molto più bella di quello che ci aspettavamo e ci spiegano che tutte queste migliorie sono dovute alle politiche di governo che negli ultimi anni sono state tese al miglioramento urbano. Tra l’altro siamo arrivati in Ecuador in un momento particolare: è stato appena eletto il nuovo presidente, Correa, e c’è grande entusiasmo tra la popolazione.
Percorriamo l’itinerario a piedi che ci suggerisce la nostra preziosa guida Lonely Planet (quello a pag.110): attraversiamo la città alla scoperta delle chiese e degli edifici di epoca coloniale e delle più importanti piazze. Ci soffermiamo a visitare il Monastero di San Francisco (bellissimo) e la Plaza de la Independencia (curatissima). La città ci sembra sicura e trascorriamo la mattinata allegramente, tuttavia decidiamo di evitare accuratamente le zone a rischio furti (come il Panecillo).
Pranziamo nel ristorante in cui avevamo fatto colazione (quello sotto il nostro albergo) dove servono almuerzos al prezzo di 1,50 US$ a testa. Il pranzo ci soddisfa e, subito dopo, decidiamo di prendere un autobus che passa poco lontano dal nostro hotel e che ci porta alla teleferica. Il biglietto si fa a bordo e costa 1 dollaro a testa. Sul bus c’è un cartello con scritto El Teleferiqo. Arrivati sul posto compriamo i biglietti per salire in alta quota (4 dollari a testa, 7 se si vuole saltare la coda e prendere la corsia preferenziale): passeremo dai 2850 metri di Quito a 4100 metri.
Grazie alla teleferica arriviamo in un attimo alle pendici del vulcano Pichincha. Da quassù si vede tutta la città di Quito e, se il cielo è limpido, anche i vari vulcani (Chimborazo, Cotopaxi, Tungurahua,…). Tentiamo una breve passeggiata in quota, dato che ci sono tanti sentieri che partono da questo punto, ma ci manca il fiato: è troppo alto e il nostro fisico non si è ancora abituato. Decidiamo di scendere e tornare in albergo. L’indomani ci alzeremo presto per partire per le tanto sognate Galàpagos!

Vai alle foto di Quito



GALAPAGOS (– 7 ore rispetto all’Italia)

Me 29/11 Quito – Aeroporto Baltra (Galàpagos) – INIZIO CROCIERA - Day 1: Bachas (Isla Santa Cruz)
Ore 7.00 trasferimento all’aeroporto di Quito. Viene a prenderci all’albergo Denis, una persona mandata dall’agenzia “Galapagos Traveline”. Ci accompagna all’aeroporto e ci consegna il biglietto della crociera e i biglietti dei voli Quito/Galapagos/Guayaquil e Guayaquil/Cuenca. Ci lascia anche il suo numero di telefono, nel caso volessimo una guida per fare qualche escursione.
Il nostro volo parte alle 9.30 e in meno di tre ore arriviamo all’aeroporto di Baltra, dove ci attende la nostra guida: John, residente alle Galàpagos (beato lui!!!). All’aeroporto conosciamo i nostri compagni di crociera e di avventure: due olandesi, due svizzere-tedesche, due canadesi, due inglesi e due italiani (noi!). Il gruppo è eterogeneo e le persone sono tutte simpatiche. La lingua ufficiale d’ora in poi sarà l’inglese: così tutti possono capire. Ovviamente l’equipaggio (eccetto la nostra guida) parla solo lo spagnolo.
Dopo un breve tragitto in autobus arriviamo al molo in cui è attraccata la nostra barca. Dei leoni marini stanno comodamente “seduti” sulle panchine e non ci degnano nemmeno di uno sguardo. Io sono euforica: sto per partire alla scoperta di 11 isole dell’arcipelago delle Galàpagos! Il mio sogno di bambina che diventa realtà! Le mie aspettative non saranno troppo alte? Per fortuna non sarà così, e ogni giorno questi luoghi incantevoli riusciranno a stupirmi e a commuovermi con le loro bellezze selvagge e incontaminate.
Dopo essere saliti a bordo del Poseidon ci vengono assegnate le cabine. Il caso vuole che noi siamo gli unici ad avere la valigia. Tutti gli altri le hanno lasciate sul continente e le riprenderanno a fine crociera. Noi non abbiamo potuto dato che saremmo tornati non a Quito ma a Guayaquil. Questo è un vero colpo di fortuna perché, a causa del nostro bagaglio “voluminoso” (trattasi di trolley catalogabile come bagaglio a mano), ci assegnano l’unica cabina sul ponte con porta e finestre sia in camera che in bagno. Dormiamo proprio accanto all’equipaggio e alla cabina di comando.
Le altre quattro cabine sono confinate sotto, sono più piccole della nostra (che è già minuscola), hanno un oblò piccolissimo e, soprattutto, c’è il rumore e la puzza del motore. Benedetta la valigia!!! Il tour inizia sotto i migliori auspici.
La nave è piccola, spartana ma confortevole. Vi sono tre piani: all’ultimo c’è un solarium con dei lettini per osservare il panorama e prendere il sole nonché un filo per stendere la biancheria (qualche molletta mi avrebbe fatto comodo, siamo tanti e ce ne sono poche). Nel ponte centrale c’è la cabina di comando, la cabina dell’equipaggio (6 persone) e la nostra, un cucinino e la saletta da pranzo/sala riunioni con un unico tavolo, il frigorifero e un piccolo bancone. Nel ponte sottostante vi sono le altre quattro cabine.
Mentre la nave salpa per condurci alla nostra prima meta – la spiaggia di Bachas sull’isola di Santa Cruz – John ci spiega le regole da osservare alle Galàpagos e il programma di oggi.
Sbarchiamo sulla spiaggia e iniziamo a vedere le prime meraviglie di queste isole: i granchietti rossi, azzurri e gialli che si stagliano sulla lava nera e mangiano le alghe (si vede perfino la bocca!), gli eleganti fenicotteri rosa che si reggono su una sola zampa (ma come fanno?), le iguane di mare, riconoscibili per la “cresta punk” sulla testa (le Galàpagos sono l’unico posto al mondo in cui vive questa specie).
In questa parte dell’isola le iguane marine sono completamente nere e creano un forte contrasto con la sabbia bianchissima di questa spiaggia. Sono piccole e innocue. Infatti sono vegetariane e il loro pasto preferito è a base di alghe. Non amano particolarmente l’acqua; perciò le vedrete quasi sempre stese al sole. Per fortuna! Perché trovarsele davanti all’improvviso mentre si nuota potrebbe farmi una certa impressione. In fin dei conti sembrano dei dinosauri in miniatura e sono un po’ bruttine (ma simpatiche!).
Andandocene vediamo anche un leone marino: com’è goffo e pesante quando saltella sulla spiaggia ma quando si trova nel suo elemento naturale (il mare) diventa sinuoso e leggiadro. Lo osserviamo giocare con le onde sulla riva e poi mentre si allontana facendosi pigramente trasportare dalle onde: sembra quasi che stia danzando tra i flutti.
Torniamo sulla barca e, appena si riparte per la navigazione, un gruppo di fregate ci segue e ne approfitta per riposarsi sulle travi del solarium. Sono a pochi centimetri dalle nostre teste, tutte nere col becco lungo e adunco (del resto sono della stessa famiglia degli avvoltoi) e i maschi hanno il gozzo rosso completamente sgonfio (lo gonfiano solo nel periodo dell’amore per conquistare le femmine). Come avremo modo di appurare nel corso di tutta la crociera nessun animale di queste isole ha paura di noi e tenta di scappare alla nostra vista. Qui l’uomo non è un temuto predatore.
Come prima (mezza) giornata non c’è male!

Vai alle foto di Bachas (Isla Santa Cruz)


Gi 30/11 Day 2: Isla Bartolomé – Puerto Egas (Isla San Salvador)
La giornata inizia con una bella passeggiata per arrivare al View Point dell’isola Bartolomé. Da quassù si può vedere un panorama veramente mozzafiato e avvistiamo anche l’incantevole spiaggetta dove fra poco andremo a fare il bagno. Infatti ogni giorno è previsto un po’ di snorkeling e relax sulla spiaggia tra un’escursione e l’altra.
Scendiamo estasiati dal belvedere e ci imbarchiamo di nuovo sul nostro panga per raggiungere la spiaggia. Appena sbarcati John ci conduce in un posto solitamente frequentato dai pinguini. Purtroppo ne vediamo solo uno in lontananza ma quando ci conduce in un’altra spiaggia di sabbia marrone assistiamo ad una scena commovente: una mamma leone marino che allatta il proprio cucciolo. E bisognerebbe vedere e sentire con quanta foga e forza succhia il piccolo! Osservo estasiata la scena (la prima di una lunga serie) e penso a quanto sono fortunati gli abitanti del luogo che ogni giorno possono assistere a questi spettacoli della natura.
Purtroppo dopo aver fatto un po’ di snorkeling tra pesci enormi e leoni marini dobbiamo andarcene. Partiamo quindi alla volta di Puerto Egas, sull’isola di San Salvador, dove ci attendono un sacco di sorprese. Appena sbarchiamo rimango colpita dal paesaggio circostante (enormi rocce nere
dalle forme particolari si stagliano sull’azzurro dell’oceano) ma soprattutto dalla fauna. Un’infinità di leoni marini, iguane e granchi popolano le insenature e le grotte di quest’isola. Sembra che tra loro ci sia una pacifica convivenza. Nessuna specie infastidisce l’altra e noi camminiamo tra loro indisturbati, li fotografiamo, riprendiamo,... Sembra addirittura che si mettano in posa. Le iguane qui sono diverse dall’isola di Bachas: sono tutte grige con la cresta bianca. Alcune hanno qualche chiazza arancione ma la cosa strana è che sono stese al sole e si appoggiano una sopra l’altra con fare bonario e pigro, senza scomporsi minimamente se qualcuna gli si mette sopra o se dei granchi passeggiano sulle loro code. Siamo circondati da decine e decine di iguane, granchi e leoni. I cuccioli di quest’ultimi sono simpaticissimi e molto teneri. In acqua vediamo il maschio dominante che controlla il suo territorio e se ci avviciniamo troppo emette suoni poco rassicuranti. Si tratta di un bestione di 3-4 quintali, quindi è meglio stargli alla larga.
Ci addentriamo nell’isola e troviamo un falco delle Galàpagos appollaiato su di una roccia. Siamo a mezzo metro da lui ma non si scompone minimamente. Lo fotografiamo e continuiamo il nostro percorso imbattendoci in altri gruppi di iguane e leoni marini che dobbiamo attraversare. Sembra un percorso ad ostacoli. Durante questa operazione io ho malauguratamente invaso il territorio di un’iguana marina che ha iniziato a sputarmi sul piede muovendo contemporaneamente su e giù la testa per spaventarmi. La cosa ha suscitato la mia ilarità ma mi sono allontanata subito. Per rispetto all’iguana, ovvio ;-).
Ad un certo punto, passando sopra ad una grotta, avvistiamo prima un leone che scivola leggero nell’acqua lasciandosi trasportare dalla corrente e poi un’enorme testuggine marina.
Quest’isola è veramente incredibile. Qui ho provato per la prima volta la sensazione di essere stata catapultata indietro nel tempo: a milioni di anni fa, quando ancora c’erano i dinosauri.

Vai alle foto dell’Isla Bartolomé  -  Vai alle foto di Puerto Egas (Isla San Salvador)


Ve 1/12 Day 3: Isla Rabida – Cerro Dragon (Isla Santa Cruz)
Anche questa mattina mi sono svegliata prestissimo a causa del fuso orario e del rumore dei leoni marini che ogni giorno all’alba fanno un grande concerto supportati anche dagli uccelli.
Siamo all’Isla Rabida. Appena guardo fuori dalla finestra mi trovo davanti ad un paesaggio meraviglioso, brullo e selvaggio. Una spiaggia rossa piena di leoni marini. Mi accorgo che John, la nostra guida, anche oggi si è alzato prima di noi per fare una ricognizione col panga e scoprire dove trovare gli animali: le specie più rare è ovvio, perchè qui di fauna ce n’è ovunque.
Partiamo per la prima escursione della giornata e, mentre mi appresto a salire sul panga, avvisto il mio primo pinguino. È proprio sotto alla nostra barca e ogni tanto fa capolino per salutarci. Quando John me ne fa vedere altri in lontananza io li scambio per delle papere. Penso che mi stia prendendo in giro perchè nuotano fuori dall’acqua proprio come delle paperelle. E invece sono pinguini!
Sbarchiamo su una spiaggia meravigliosa. La sabbia qui è rossa, anzi color mattone. Dei cuccioli di leone marino giocano allegramente e noi ci addentriamo nell’isola. Scopriamo la “laguna dei perdenti”, dove i maschi di leone marino che hanno perso la battaglia per la conquista delle femmine vengono confinati.
Il paesaggio di quest’isola è stranissimo: la vegetazione è di colore bianco sporco e contrasta con la terra rossiccia. Ci sono molti fichi d’india ma sono diversi dai nostri: hanno dei tronchi enormi, sembrano alberi. Quest’isola mi rapisce per la sua bellezza e le Galàpagos continuano a sorprendermi con panorami sempre diversi e meravigliosi.
Ci avviamo alla nostra barca per dirigerci verso Cerro Dragon, all’isola di Santa Cruz. Anche qui sbarchiamo su una spiaggia e facciamo una passeggiata durante la quale vediamo dei fenicotteri rosa e qualche iguana di terra (le prime!). Quest’ultime sono gialline con qualche chiazza marrone e cercano di mimetizzarsi sotto i rami.

Vai alle foto dell’Isla Rabida
 -  Vai alle foto di Cerro Dragon (Isla Santa Cruz)


Sa 2/12 Day 4: Estación Charles Darwin e Bahía Tortuga (Isla Santa Cruz)
Oggi visiteremo il posto più popolato di tutte le Galàpagos: Puerto Ayora. Qui avremo un po’ di tempo a nostra disposizione per telefonare, mandare e-mail, comprare generi di conforto (c’è un supermercato proprio al porto), ...
L’impatto con questa zona dell’isola è un po’ traumatico. Ormai ci eravamo abituati alla pace e al silenzio (rumore degli animali a parte ;-)), a posti selvaggi e incontaminati, all’assenza delle opere dell’uomo. Invece qui si respira un’atmosfera totalmente diversa. Negozi, ristoranti, alberghi, agenzie, macchine, autobus... insomma la cosiddetta civiltà. Che qui decisamente stona ed è un po’ troppo rumorosa per i nostri gusti. Ci avviamo subito all’Estación Charles Darwin: un luogo di cruciale importanza per la sopravvivenza di molte specie (specialmente le tartarughe). Il posto è molto bello e curato ma vedere tutti quegli animali in gabbia mi fa un effetto strano. Oramai mi ero abituata a vederli 
allo stato brado, che scorazzavano liberamente. Qui mi sembra di essere allo zoo.
Facciamo un salutino al “solitario George”, probabilmente la tartaruga gigante più famosa al mondo. Si tratta infatti dell’ultimo esemplare della sua specie (ogni isola ha specie endemiche). È stato trovato sull’Isla Pinta negli anni ‘70 e da allora cercano disperatamente di farlo accoppiare con una femmina per preservare la sua specie. Solo che lui non ne vuol sapere delle donne! Avrà avuto una cocente delusione amorosa? Nessuno lo sa ma le congetture si sprecano. Intanto per tutti è diventato “Lonely George”. Poveraccio! Avrà le sue buone ragioni se non vuole accoppiarsi.
Usciti dall’Estación Charles Darwin ci dirigiamo verso la megaspiaggia di Bahía Tortuga. Ci aspetta una luuunga passeggiata. Nel primo tratto percorriamo una strada, poi arriviamo all’entrata della spiaggia. Qui si entra in un gabbiotto in cui il guardiano ci fa firmare un libro riportando il nostro nome e l’ora di arrivo (al ritorno si scrive l’ora di uscita). Ci avviamo lungo il sentiero che ci condurrà alla spiaggia. È curatissimo, contornato da una rigogliosa vegetazione, e ci sono molte persone che vengono a fare footing, ma sembra non finire mai! Per fortuna ho portato l’acqua perchè qui non esiste nessun bar per rifornirsi. Finalmente arriviamo alla spiaggia e, sarà la fatica, ma la visione del mare e della sabbia bianca ci affascina. Questo prima di sapere che dobbiamo percorrere un altro po’ di strada sul litorale. Così camminiamo ancora un po’ verso destra fino alla fine della spiaggia dove troviamo delle mangrovie e John ci indica un sentiero in cui vediamo enormi fichi d’india, svariate iguane marine, dei pellicani e (sorpresa!) le nostre prime sule dai piedi azzurri! Degli uccelli veramente buffi. Alla fine il sentiero sbuca su una baia protetta veramente spettacolare. È stato un po’ faticoso ma ne è valsa davvero la pena.
Ci stendiamo al sole e facciamo un bel bagno. Tra un’oretta dovremo tornare indietro e raggiungere il porto per partire verso nuove avventure. Decidiamo di eleggere questo posto meta privilegiata dei nostri due giorni di relax che ci prenderemo a fine crociera proprio su quest’isola.
Dopo cena John ci spiega (come sempre) il programma per il giorno dopo. Stavolta navigheremo per quasi tutta la notte perchè dobbiamo raggiungere le isole più a sud e il tragitto è lungo. Seguiamo il consiglio della nostra guida e prendiamo la Xamamina per il mal di mare. Durante la crociera io l’ho presa 4-5 volte, mio marito (che è un lupo di mare) l’ha dovuta prendere in un paio di occasioni. D’altronde si naviga in aperto oceano con un “guscio di noce”.
John appunta sulla lavagnetta le nostre escursioni per l’indomani ma noto con rammarico che non è previsto lo snorkeling a Corona del Diablo (un cratere sommerso strapieno di pesci). Chiedo quindi come mai non si farà e John si consulta col capitano per capire se il mare sarà mosso o meno (di solito in quella zona lo è). Il nostro programma viene quindi arricchito. Si andrà anche a Corona del Diablo!!!

Vai alle foto dell’Estación Charles Darwin e di Bahía Tortuga (Isla Santa Cruz)


Do 3/12 Day 5: Post Office Bay, Corona del Diablo, Punta Cormorant (Isla Floreana)
La nostra prima tappa di oggi è Post Office Bay sull’isola Floreana. Si tratta di un ufficio postale ante litteram che, nel corso dei secoli, serviva ai marinai (i balenieri soprattutto) per lasciare delle lettere per i propri famigliari. Chiunque passava alla baia del Post Office, guardava dentro il barile (ovvero, la cassetta delle lettere), controllava gli indirizzi e prendeva le buste più vicine alla sua destinazione per recapirle. Oggi questa antica tradizione continua e così anche noi ci divertiamo a guardare nella botte dove troviamo un sacchetto di plastica (per proteggere le missive dalle intemperie) contenente bigliettini, cartoline, lettere,... Non c’è nulla della nostra città, quindi non dovremo prelevare niente.
La nostra gita procede con la visita di una grotta lavica sottoranea. “Armati” di torcia ci addentriamo nelle viscere della terra. Tornati in superficie torniamo nella splendida spiaggia in cui eravamo sbarcati per fare il bagno in mezzo ai pinguini! Ce ne sono tantissimi e dato che io non posso toccare loro (le regole vanno rispettate), ma loro possono toccare me ;-), mi immergo strategicamente vicino ad uno scoglio pieno di pesci dove dei pinguini vengono a banchettare. I pinguini si tuffano e mangiano a volontà per niente infastiditi dalla mia presenza: che spettacolo straordinario! E poi continuano a passarmi tra le gambe, sfiorandomi e spesso toccandomi: come sono lisci! Ancora oggi mi commuovo pensando alle emozioni provate allora. Vi siete mai trovati sott’acqua faccia a faccia con un pinguino? È uno degli esseri più dolci e buffi che abbia mai visto.
Quando esco dall’acqua ci divertiamo ad osservare le picchiate dei pellicani che si tuffano per catturare i pesci.
Ancora in estasi per l’esperienza vissuta riprendiamo il panga per andare a raggiungere un punto panoramico che si trova poco più in là. Mentre stiamo accostando alla riva John ci indica due testuggini che si stanno accoppiano sott’acqua. Sbarchiamo e con una breve ma ripida passeggiata raggiungiamo il View Point. Non ci sono parole per descrivere il paesaggio: la spiaggia bianca, le sfumature del mare, la costa brulla e selvaggia. Questo è il paradiso!!! E ci siamo solo noi! Non si vede nemmeno un turista o una barca, perchè in pochi si avventurano così a sud.
Questa splendida giornata non è ancora finita. Stavolta ci dirigiamo alla Corona del Diablo per fare snorkeling. Si tratta di uno dei siti marini più incredibili dell’intero arcipelago delle Galàpagos: la sua fama ci era nota e per fortuna non ci delude. Da lontano vediamo il cratere che fuorisce dal mare (che è un po’ mosso). Sopra le sue rocce nidificano moltissimi uccelli. Appena arrivati sul posto John si tuffa per primo e ci guida all’interno del cratere. Il posto è molto bello, il mare pullula di pesci enormi e colorati e vediamo anche uno squalo. Valeva davvero la pena venire fino a qui.
Dopo una bella nuotata tra la fauna marina risaliamo sul panga per dirigerci verso la nostra ultima tappa: Punta Cormorant. È l’ora del tramonto e appena sbarcati ci dirigiamo alla laguna dei fenicotteri da dove, grazie ad un punto sopraelevato, vediamo l’enorme laguna e moltissimi fenicotteri rosa. Il posto è veramente magico. Scattiamo le foto di rito e John ci conduce in una spiaggia in cui solitamente le tartarughe vanno a dormire. E in effetti c’è un’enorme testuggine che sta dormendo sul bagnasciuga. Ci avviciniamo in religioso silenzio ma lei si sveglia. “Che scocciatori!”, avrà pensato. Dopo averci osservati per qualche minuto decide che in quel luogo non si può più dormire e si avvia goffamente al mare lasciando una lunga scia dietro di sè.
Che giornata indimenticabile!

Vai alle foto di Isla Floreana


Lu 4/12 Day 6: Punta Suárez e Bahía Gardner (Isla Española) – Puerto Baquerizo Moreno (Isla San Cristobal)
Anche questa mattina ci svegliamo presto. Stavolta esploreremo l’Isla Española. Appena sbarchiamo però abbiamo un piccolissimo problemino tecnico: il molo è completamente invaso dai leoni marini e passare senza calpestarli è difficile. John scende per primo e ne spinge qualcuno in acqua riuscendo a creare una zona di passaggio. Gli altri leoni marini non si sono spostati neanche di un millimetro e quindi passiamo tra loro, facendo attenzione a dove mettiamo i piedi. Non ci degnano nemmeno di uno sguardo e continuano a sonnecchiare beati. Che posto!
Proseguiamo verso la spiaggia e vediamo subito delle iguane marine dai colori alquanto bizzarri: sono rosse con alcune macchie scure (nere o grige) e hanno la cresta... verde FOSFORESCENTE! La natura non finisce mai di sorprendermi.
Ci incamminiamo lungo un sentiero che ci porta all’interno di quest’isola che viene giustamente chiamata “l’isola degli uccelli”. Infatti qui nidificano moltissime specie. Lungo il nostro percorso incontriamo centinaia di sule mascherate e sule dai piedi azzurri e la cosa che ci stupisce di più è che quando passiamo loro accanto (a pochi centimetri!) o ci avviciniamo per fare delle foto non volano via. Credo che potrei perfino toccarle (ma non si può!) e loro non si sposterebbero di un millimetro.
La nostra passeggiata si conclude con l’avvistamento dei meravigliosi albatross: gli uccelli più grandi del mondo che nidificano in quest’isola da marzo a dicembre.
Torniamo alla barca felici e ci dirigiamo all’ultima visita della giornata: Puerto Baquerizo Moreno sull’isola San Cristobal. Qui vivono le sule dai piedi rossi che purtroppo noi non vedremo perchè si trovano dall’altra parte dell’isola. John ci accompagna in un museo e poi ci lascia un po’ di tempo libero per esplorare il posto. Noi ci dirigiamo alla spiaggia e notiamo che qui i bambini invece di giocare col cane in riva al mare giocano con i leoni marini! La cosa per loro è normalissima ma a noi fa un effetto strano e ci diverte molto.

Vai alle foto dell’Isla Española


Ma 5/12 Day 7: Santa Fé – South Plaza
Siamo al settimo giorno di crociera e onestamente, dopo tutto quello che ho visto finora (soprattutto negli ultimi giorni), mi sembra difficile avere ancora delle sorprese. Ma invece mi sbaglio di grosso. Perché queste isole non finiscono mai di stupire.
Questa mattina ci incamminiamo prima di colazione (per fortuna ho i miei biscotti!) per evitare il flusso di barche che solitamente arrivano intorno alle 9. Stiamo per scoprire l’isola di Santa Fè e in particolare stiamo andando “a caccia” di un’iguana terrestre che vive solo qui. Qui in ogni isola ci sono specie endemiche non presenti in altre isole distanti solo pochi chilometri.
Ci incamminiamo lungo il sentiero abbastanza erto, vediamo dei paesaggi stupendi della costa e facciamo i primi incontri: due iguane ci accolgono per darci il benvenuto. Sono gialle, anzi, dorate e hanno delle chiazze marrone chiaro sul corpo. Intorno al collo c’è una piccola sfumatura celeste chiaro. Sono solo le prime di una lunga serie. Nel corso della nostra passeggiata ne incontreremo molte altre.
Torniamo sulla barca dove finalmente si mangia: la colazione è il nostro pasto preferito a bordo, perché ogni giorno il cuoco ci prepara dei meravigliosi pancake, frittate, pane tostato, marmellate locali, burro d’arachidi,… Mentre gli altri pasti vedono spesso protagoniste pietanze locali non sempre di nostro gradimento. O meglio, dopo una settimana non ne possiamo più.
Dopo la lauta colazione ripartiamo verso la piccola isola di South Plaza. Qui ci aspetta un paesaggio sorprendente. L’isola infatti è ricoperta di enormi fichi d’india e presenta una gran varietà di colori: grigio, verde, bianco, ma il rosso della vegetazione predomina su tutto il resto e rende il panorama incantevole e veramente particolare. Sbarchiamo e percorriamo il sentiero che fiancheggia la costa e che in certi punti è a strapiombo sul mare: la scogliera è molto alta e quindi si ha un punto di osservazione privilegiato.
Alla fine del nostro tour ci fermiamo ad osservare i leoni marini e gruppi di iguane terrestri che aspettano sotto l’ombra dei fichi d’india che il loro cibo prediletto si decida a cadere dall’albero. Qualcuna meno paziente si arrampica temerariamente e qualcun’altra fa un bel tonfo provandoci.
Anche queste iguane hanno delle peculiarità diverse dalle loro cugine delle altre isole. Hanno infatti il dorso grigio mentre la pancia è di un giallo intensissimo.

Vai alle foto di Santa Fè  -  Vai alle foto di South Plaza


Me 6/12 Day 8: Seymour Norte – Baltra - FINE CROCIERA – Isla Santa Cruz
È il nostro ultimo giorno di crociera. Che tristezza...
Prima di andare all’aeroporto ci aspetta però l’escusione a Seymour Norte. Appena sbarcati ci accolgono, come sempre, i leoni marini. Ci addentriamo su quest’isola in cui vivono moltissime colonie di uccelli: soprattutto sule e fregate. Per la prima volta vediamo le fregate con il gozzo rosso gonfio: è enorme e crea un fortissimo contrasto col piumaggio nero. Inoltre vi sono fregate di tutti i tipi e colori: la maggior parte sono completamente nere ma alcune hanno la testa bianca oppure marrone. Il becco è veramente lungo e adunco, si vede che appartengono alla stessa famiglia degli avvoltoi.
Concludiamo la nostra passeggiata e ci dirigiamo con la nostra “nave” a Baltra dove il nostro gruppetto si separerà: prenderanno tutti il volo per il continente, mentre noi resteremo per un paio di giorni alle Galàpagos. John ci accompagna e, arrivati all’aeroporto, ci fa mettere il timbro delle Galàpagos sul passaporto (se lo volete dovete richiederlo). Salutiamo tutti e ci avviamo verso l’Isla Santa Cruz. Dall’aeroporto prendiamo un autobus che ci porta gratuitamente al porto di Baltra. Da lì un traghetto (il biglietto si fa a bordo e costa 0,50 US$ a testa) ci porta in pochi minuti sull’altra sponda: siamo a Santa Cruz. Prendiamo un autobus per arrivare a Puerto Ayora (il biglietto si fa a bordo e costa 1,80 a testa).
Durante il tragitto in bus decidiamo che siamo troppo stanchi per andare all’Isla Isabela. Mi sarebbe piaciuto tanto vedere anche quest’isola ma abbiamo solo 2 giorni di tempo.
Se volete andare all’Isla Isabela basta andare a Puerto Ayora (Isla Santa Cruz) e sul lungomare ci sono molte agenzie che vendono i biglietti per il traghetto. Credo ci vogliano 3-4 ore per arrivare a destinazione e ogni giorno dovrebbero esserci delle barche che fanno questo tragitto.
Noi decidiamo di rilassarci per un paio di giorni prima di ripartire per il continente dove ci aspetta un altro tour faticosissimo. Optiamo quindi per un albergo carino: l’Hotel Fiesta (40 US$ in due, non a testa, con colazione inclusa). L’albergo è ben posizionato (fuori dal caos del centro e sulla strada per andare alla spiaggia di Bahìa Tortuga), ha un giardino molto curato, l’aria condizionata e una mega doccia. Dopo una settimana passata a lavarsi in un bagnetto piccolissimo e con un tubo-doccino ci sembra davvero un grande lusso. Solo ora ci rendiamo conto di quante piccole comodità mancavano sulla barca. Prima eravamo così appagati da flora e fauna da non notare nemmeno queste piccole cose. Tra l’altro iniziamo ad avere un po’ di mal di terra, sensazione strana mai provata prima (ti gira tutto).
Nel pomeriggio andiamo in un’agenzia della Tame (sul lungomare) e confermiamo il volo interno (Baltra-Guayaquil). Esploriamo la cittadina, scarichiamo la posta, telefoniamo, andiamo al supermercato. Insomma, sbrighiamo un po’ di faccende con mooolta calma. La sera scegliamo un ristorante italiano perchè sentiamo la mancanza di pizza e pasta. Che volete, siamo i classici italiani :-). Troviamo sul lungomare “La dolce Italia” gestita proprio da un nostro connazionale e assagiamo la pasta (buona) e la pizza (un po’ deludente). La cena ci costa in tutto 38,50 US$. Dopo aver mangiato stramazziamo a letto.

Vai alle foto di Seymour Norte


Gi 7/12 Isla Santa Cruz
Questa giornata la trascorriamo spaparanzati sulla spiaggia di Bahìa Tortuga. Ci siamo portati acqua e viveri in abbondanza perché qui non c’è assolutamente nulla.
La sera ceniamo in un ristorante/pub che si trova sulla strada principale (purtroppo mi sono scordata di annotare il nome!). Prendiamo due pizze, una bibita, una birra e due patate fritte per la modica cifra di 18 US$.


Ve 8/12 Galàpagos – Guayaquil - Cuenca
Questa è una giornata di spostamenti. E purtroppo devo dire addio alle mie amatissime Galàpagos. Chissà se ci ritornerò un giorno …
La mattina viene a prenderci un taxi all’albergo e ci porta (per 1 dollaro) al Terminal degli autobus.
Ripercorriamo la stessa strada che avevamo fatto un paio di giorni fa: prendiamo il bus per il porto e poi il traghetto per l’isola di Baltra. Infine un altro bus ci conduce all’aeroporto dove prendiamo il volo per Guayaquil.



ECUADOR (– 6 ore rispetto all’Italia)

Ve 8/12 Galapagos – Guayaquil – Cuenca (alt. 2530m)
Il nostro volo per Guayaquil parte in orario e arriviamo a destinazione verso le 15.
Aspettiamo in aeroporto il volo successivo per Cuenca. Abbiamo deciso di fare il tratto Guayaquil-Cuenca in aereo perché il volo costa poco (49 dollari a testa) e ci permette di arrivare a Cuenca questa sera. In autobus saremmo dovuti partire domani e avremmo perso tutta la giornata che invece dedicheremo alla visita della città.
Arriviamo a Cuenca nel tardo pomeriggio e prendiamo un taxi (3US$) che dall’aeroporto ci accompagna all’Hostal el Monasterio (16US$ in due, non a testa, senza colazione). Arrivati all’albergo chiediamo se hanno una camera matrimoniale e alla loro risposta affermativa cominciamo a salire le scale (l’ascensore è perennemente fuori uso). La salita è un po’ faticosa (sono 6 piani) perché siamo a 2530 metri e il nostro fisico deve ancora abituarsi: ci manca il fiato. Arrivati all’ultimo piano il ragazzo ci porta sul terrazzo accanto alla reception e godiamo di un fantastico tramonto su questa splendida città coloniale: gli edifici perfettamente restaurati, i tetti di tegole rosse, la piazza del mercato (per la verità l’unica cosa che stona in questo contesto), la Chiesa di San Francesco e la meravigliosa cattedrale nuova con le sue cupole azzurre che ci sembra di poter quasi toccare dato che confina con l’edificio del nostro albergo. In lontananza spiccano le montagne e la vegetazione.
Ci facciamo mostrare la camera che è spartana ma pulita. C’è anche una cucina in comune con grandi vetrate sulla città. Per fortuna ci siamo portati i tappi perché il rumore del traffico e del mercato possono essere fastidiosi. Siamo al confine con la zona malfamata di Cuenca e quindi la sera è consigliato non uscire a meno che non si faccia venire un taxi sotto all’albergo.


Sa 9/12 Cuenca
La giornata inizia col soddisfacimento dei nostri bisogni primari. Quindi si parte alla ricerca di un posto in cui poter fare colazione. Compriamo dei dolci in una pasticceria, un po’ di caffè e facciamo colazione in un giardino del centro, comodamente seduti su una panchina.
Con la pancia piena iniziamo ad esplorare la città “armati” della nostra preziosa guida Lonely Planet. Anche qui il centro storico è molto curato: molto bella la Catedral de la Inmaculada Concepciòn anche se io mi sono ormai perdutamente innamorata delle splendide cupole azzurre della Nuova Cattedrale.
Vediamo polizia un po’ ovunque, quindi ci sentiamo estremamente sicuri.
Dopo aver girato il centro ci dirigiamo nella zona del mercato per vedere i famosissimi negozietti di panama (avete presente il cappello bianco che portava sempre Pavarotti?).
Cuenca è uno dei centri migliori per acquistare questi cappelli intrecciati a mano con le fibre di una palma. Andiamo a conoscere il più famoso cappellaio della città: Alberto Pulla, un simpatico e anziano signore che fa questo mestiere dall’età di sei anni. Entriamo nel suo negozio e lui nota subito la Lonely Planet che abbiamo in mano e ci dice che lui viene segnalato nella guida. Noi lo sappiamo: siamo lì per questo.
Alberto ci accompagna orgoglioso al piano superiore del suo negozio dove ci spiega come vengono fatti questi cappelli e ci fa vedere un album di foto e cartoline che provengono da tutto il mondo: sono state mandate dai suoi clienti. Mi chiede di dove sono e troviamo perfino una cartolina col ponte di Bassano del Grappa (il mio luogo natio). Poi ci mostra una raccolta di articoli che parlano di lui: sono apparsi su vari giornali e riviste (anche italiane). Alla fine compriamo un panama e salutiamo Alberto.
Ci dirigiamo lungo le sponde del Rio Tomebamba dove le donne lavano ancora la biancheria a mano nell’acqua gelida del fiume e la mettono ad asciugare al sole posandola sui massi circostanti: per noi è una scena d’altri tempi. Percorriamo la passeggiata che costeggia il fiume e ci avviamo in un ristorante. Si è fatto tardi e siamo veramente affamati. Troviamo “La Fornace” (in via Borrero 8-29 tra Sucre e Bolivar) e per 4,90 US$ ci mangiamo due pizze (buone e la mozzarella è vera!) e prendiamo due bibite.
Giriamo un altro po’ per la città e poi ci avviamo all’albergo. Domani ci aspetta un lungo viaggio in autobus. Mi informo al nostro albergo sugli orari dei bus per il giorno dopo: ce n’è uno alle 8 per Ambato e poi dovremo prenderne un altro per Baños.
La scelta più comoda e logica per non fare chilometri in più sarebbe stata di andare prima a Riobamba per il tour sul trenino delle Ande ma purtroppo questa gita si può fare solo la domenica, il mercoledì e il venerdì: quindi dobbiamo rimandarla a mercoledì e, per non perdere tempo, esploreremo Baños.

Vai alle foto di Cuenca



Do 10/12 Cuenca – Baños (alt. 1800m) via Ambato
Questa mattina prendiamo un taxi (2 dollari) al nostro albergo per andare al terminal degli autobus dove scopriamo che ci sono tantissime compagnie che fanno il percorso che a noi interessa. E ciascuna ha prezzi e bus diversi. Dato che il viaggio sarà lungo (7 ore circa) optiamo per una corriera comoda (dell’Express Sucre Internacional): è nuovissima, c’è il bagno, la tv (qui è onnipresente), i sedili sono confortevoli ed è tutto pulito. Non ha nulla da invidiare alle lussuose corriere europee. E noi che ci aspettavamo le galline sul tetto! Cominciamo a capire che il vero terzo mondo siamo noi.
Paghiamo il biglietto Cuenca-Ambato al botteghino (7 dollari a testa) e ci assegnano i posti (sono numerati). Sedetevi sul lato sinistro per ammirare meglio il panorama. 
Durante il lungo viaggio abbiamo modo di assaporare con calma i paesaggi e di addentrarci negli usi e costumi locali. Molte persone si sono portate il pranzo: riso e cuy (il porcellino d’India), il piatto tipico di queste zone. Indossano tutti maglioni coloratissimi e hanno un fare bonario e gentile. A volte qualcuno ci osserva incuriosito: siamo gli unici turisti presenti quindi è normale.
L’autobus fa qualche sosta durante la quale è possibile comprare un po’ di frutta presso le bancarelle.
Arrivati ad Ambato la nostra corriera ci lascia sulla strada principale dove passa il bus per Baños. Quest’autobus è decisamente meno confortevole del precedente ma il tragitto è breve: un’oretta circa. Facciamo il biglietto a bordo (0,80 US$ a testa) e incontriamo una turista olandese con la quale facciamo subito amicizia decidendo di alloggiare presso lo stesso hotel.
Dall’autobus notiamo sul bordo della strada molta cenere e lava, resti della recente eruzione del Tungurahua (luglio 2006). Il vulcano fuma ancora adesso ma la situazione è tranquilla e sotto controllo. Nessuno stato di allerta da parte delle autorità locali.
Arrivati a Baños prendiamo un taxi (1 dollaro) per il nostro Hotel: il Santa Clara. La scelta è ricaduta su questa struttura perchè viene consentito l’uso dell’attrezzatissima cucina, è fuori dal centro della cittadina (quindi c’è pace e tranquillità) e vicinissima alle terme “La Piscina de la Virgen”. Appena arrivati notiamo subito il delizioso giardino su cui affacciano tutte le camere e la vista sulle montagne circostanti (si vede anche il vulcano). Il posto ci conquista subito ed entriamo per chiedere se ci sono camere libere. Dato che siamo in tre (quindi ci servono due camere) ci negoziamo la tariffa: 8 dollari a testa senza la colazione.
Andiamo subito al supermercato del centro, che dista 5 minuti, e facciamo la spesa per prepararci la cena. Compriamo frutta e verdura, pasta, vino,... Stasera si mangerà benissimo!
Facciamo anche un salto in una agenzia (ce ne sono tantissime) e ci negoziamo l’affitto di due biciclette per il giorno dopo al prezzo di 5 dollari l’una (per tutto il giorno).
Rientriamo in albergo e ci mettiamo a cucinare insieme alla nostra amica olandese. In cucina ci siamo solo noi. Prepariamo la tavola e offriamo un piatto di spaghetti al sugo anche alla ragazza della reception che sembra gradire.  


Lu 11/12 Baños – cascate del Rio Verde – Baños
Baños è una famosa cittadina termale e per questa ragione sarebbe meglio evitarla nei weekend quando gli ecuadoriani si riversano qui per un po’ di sano relax.
Questa città costituisce inoltre il portale d’ingresso per la giungla. Da qui partono escursioni giornaliere per andare nella foresta amazzonica. Ma noi abbiamo deciso di non farle perchè occorrono i vaccini per la malaria e l’idea non ci fa impazzire. Optiamo invece per un’altra meta altrettanto famosa: la gita in bicicletta per arrivare fino alle cascate del Rio Verde (20 km di discesa). Se si vuole proseguire la discesa continua fino a Puyo (60 Km).
La mattina ci prepariamo un’ottima colazione all’italiana (latte, caffè, biscotti e, dulcis in fundo, pane con la nutella) e il pranzo al sacco. Andiamo a ritirare le biciclette prenotate il giorno prima (ci danno anche i caschi e un kit di pronto intervento) e, dopo che il ragazzo ci ha forniti di cartina e ci ha spiegato l’itinerario, partiamo per questa nuova avventura!
La strada che dobbiamo percorrere per arrivare alle cascate è lunga 20 km (quasi tutti in discesa!) e su quasi tutto il percorso c’è una pista ciclabile. Il luogo ci affascina immediatamente: vallate, montagne, fiumi, cascate. La strada inoltre è costellata di belvedere (mirador in spagnolo) e, a parte alcuni escursionisti in bicicletta, non facciamo molti altri incontri.
Arriviamo finalmente all’ingresso della cascata: c’è un ristorante dove lasciamo le biciclette. Ci avviamo a piedi alle cascate, paghiamo il biglietto d’ingresso (1 dollaro a testa) e ci inoltriamo nel sentiero. C’è una vegetazione molto fitta (si vede che siamo vicini alla foresta amazzonica) ma la stradina è perfettamente sgombra e pulitissima. Finalmente ci troviamo davanti alla spettacolare cascata de El Pailòn del Diablo. La potenza dell’acqua è incredibile e la nuvola di pioggia che crea ci costringe a metterci subito i k-way per evitare di bagnarci come pulcini. C’è un belvedere da cui osservare El Pailòn del Diablo che scende fino alla fine della cascata. Il posto è incantevole, la vegetazione è lussureggiante, è pieno di fiori coloratissimi e si sente solo il rombo dell’acqua.
Torniamo indietro e ci avviamo fino al ponte sospeso per vedere la cascata da un’altra angolatura, infine ci incamminiamo verso il ristorante per prendere le nostre biciclette. A questo punto ci aspetta la strada del ritorno e la mega salita in bici che invece, come tutti gli altri turisti, decidiamo di saltare. Sì, perché i locali hanno organizzato un comodissimo sistema di trasporto dalle cascate fino a Baños: per la modica somma di 1,50 dollari a testa si viene caricati (insieme alla propria bici) su camionette apposite che si chiamano proprio “camionetas”. E ti caricano proprio sul cassone insieme alle bici e agli altri avventori: non vi aspettate comode poltrone e lussi.
Durante il tragitto sulla camionetta conosciamo un locale che si offre di accompagnarci a vedere il vulcano Tungurahua da un punto panoramico una volta arrivati a Baños. Così, a pomeriggio inoltrato, ci tocca un’altra gita in bici (stavolta tutta in salita) alla volta del vulcano che però offre un magnifico spettacolo: sbuffa e fuma arrabbiato!

Vai alle foto dell'escursione in bici


Ma 12/12 Baños – Ambato – Guaranda – Riobamba
(alt. 2670m) – Alausì
Questa mattina è una splendida giornata, il cielo è limpido, e quindi decidiamo di vedere il Chimborazo (6310m). Questo significa che invece di puntare direttamente ad Alausì seguiremo un percorso molto più lungo che ci permetterà di passare in mezzo ai vulcani (Chimborazo, Carihuaizaro) e di osservare le loro cime incappucciate di neve.
Partiamo verso le 9 da Baños e prendiamo un primo autobus che ci porta in un’ora ad Ambato (1 dollaro a testa). Poi prendiamo un altro bus per Guaranda (2 dollari a testa) e ci sediamo sul lato sinistro per vedere meglio la vetta del Chimborazo. Il tragitto è meraviglioso, chilometri e chilometri di selvaggia prateria andina (il “pàramo”), e la strada in certi tratti supera i 4000 metri di altezza. Vediamo dei lama che pascolano ai bordi della strada (gli unici animali a resistere a queste altitudini) e la cima ghiacciata del Chimborazo (la sua vetta è il punto più lontano dal centro della Terra).
Verso le 14 arriviamo a Guaranda. Scendiamo dall’autobus e, dopo aver pranzato, ci dirigiamo al terminal per prendere un altro bus fino a Riobamba.
Anche il tragitto Guaranda-Riobamba (2 dollari a testa) è suggestivo, però le nuvole si abbassano e conseguentemente non possiamo spaziare troppo con lo sguardo.
Molti turisti scelgono di fermarsi a Riobamba per prendere il famosissimo “Trenino delle Ande”. Parlando con le persone che avevano già fatto questo percorso quasi tutti ci hanno consigliato di fare solo il tratto Alausì-Simbambe in quanto si tratta del pezzo più suggestivo (c’è il Nariz del Diablo). Secondo molti turisti non vale proprio la pena percorrere tutto il tratto da Riobamba perchè sul tetto del treno fa molto freddo, si sta scomodi, bisogna fare una levataccia la mattina e il gioco non vale la candela. In più la stazione di Riobamba è affollatissima (perchè quasi tutti partono da lì) e trovare un posto sul tetto è difficile, specie se si arriva tardi. Molti, per evitare le code mattutine alla biglietteria, comprano il biglietto del treno la sera prima ma i posti non sono assegnati.
Noi decidiamo di ascoltare i consigli ricevuti e quindi, arrivati a Riobamba, prendiamo un altro autobus per Alausì (1,50 US$ a testa). In prossimità della città ci immergiamo in un’atmosfera surreale: le nuvole sono molto basse, sembra di poterle toccare, e si ha quasi l’impressione che l’autobus stia volando. Su questa piccola cittadina domina un’enorme statua di San Pietro che è stata posta su un promontorio.
Ci dirigiamo all’Hotel Panamericano e per 14 dollari prenotiamo una matrimoniale con colazione. Ceniamo in una sorta di fast food indigeno di fronte all’albergo (costo totale della cena: 6.30 US$) e facciamo una passeggiata sulla strada principale.

Vai alle foto del percorso in bus Ambato-Guaranda, Guaranda-Riobamba


Me 13/12 Alausì – Sibambe – Alausì – Riobamba – Latacunga (alt. 2800m)
Dopo colazione andiamo subito alla stazione per comprare i biglietti del Treno delle Ande (7,80 US$ a testa) che arriverà alle 9.30 da Riobamba. Dato che manca una mezzoretta decidiamo di fare una passeggiata per raggiungere la statua di San Pedro (San Pietro). Il percorso è breve ma dobbiamo salire un bel po’ di gradini. La vista che si gode da lassù però è straordinaria e totalmente inaspettata. Il panorama è a 360 gradi: si vede tutta la cittadina di Alausì e il binario del treno che prenderemo fra poco, ma la cosa veramente incantevole è la gradazione di colore delle montagne circostanti. Non so quante sfumature di verde e marrone siano visibili ma un bravo pittore forse riuscirebbe a rendere giustizia a questo luogo che sembra proprio un dipinto.
Scendiamo da questo belvedere e torniamo in stazione dove il treno arriva carico di passeggeri infreddoliti e bardati con cappelli di lana, guanti e piumini. Sono partiti da Riobamba alle 6 del mattino e sono sul tetto del treno in totale balia del vento gelido (ricordo che siamo in montagna a quasi 3000 metri). È strano vedere tutte quelle persone in cima al treno, coi piedi a penzoloni nel vuoto infilati in una bassa ringhiera. Qualcuno, che soffre di vertigini o ha freddo, si è rintanato dentro alla carrozza.
Il treno percorrerà il tratto Alausì-Simbambe per vedere il Nariz del Diablo e poi tornerà indietro, ripercorrendo quindi la stessa strada a ritroso. Noi ci dobbiamo sedere all’interno, essendo finiti i posti sul tetto. Ma non c’è nessun problema perché arrivati a Simbambe ci sarà il cambio: quelli sul tetto scenderanno e chi vorrà salire potrà farlo.
La ripidissima discesa da Alausì a Simbambe (quasi 1000 metri di dislivello) è mozzafiato: le rotaie corrono a strapiombo sulla montagna e si nota subito che la ferrovia è stata scavata nella roccia della catena andina. Deve essere stata veramente un’impresa, se si pensa che fu completata nel 1902. E infatti fu considerata la più incredibile opera di ingegneria ferroviaria che il mondo avesse mai visto. Un tempo arrivava fino a Guayaquil ma oggi rimane solo questo pezzetto: da Riobamba a Simbambe.
Attraversiamo numerosi tornanti fino ad arrivare a El Nariz del Diablo, un’enorme roccia a forma di narice. A questo punto c’è il cambio di posti e noi possiamo salire sopra il treno. Alcuni non hanno la benché minima intenzione di provare l’ebbrezza del tetto ma personalmente non vedo nessun pericolo: c’è una ringhiera che protegge i passeggeri e ti impedisce di cadere di sotto. È solo un problema di vertigini.
Scendiamo dal treno, saliamo sul tetto grazie ad una scaletta e noleggiamo (per 1 dollaro a testa) i cuscini per sederci su qualcosa di morbido, ci posizioniamo sul lato sinistro del treno per godere di un panorama migliore e… si parte per tornare ad Alausì! Sembra di stare coi piedi sospesi nel vuoto e a quest’ora non fa per niente freddo, quindi ci rilassiamo contenti della nostra scelta e ci gustiamo il panorama: montagne, valli, torrenti,... un vero spettacolo della natura.
Alla fine del nostro tour sul treno delle Ande andiamo in albergo a ritirare i bagagli e prendiamo l’autobus per Riobamba (1,50 US$ a testa) e poi un altro bus per Latacunga (2,50 US$ a testa). Arrivati a Latacunga un taxi ci accompagna (per 1 dollaro) all’hotel Cotopaxi, dove ci danno una camera matrimoniale nuovissima con la vista sul parco (per 16 dollari). L’unico problemino è il rumore del traffico e della musica che proviene dalla piazza sottostante, ma noi abbiamo i tappi per le orecchie.
Esploriamo un po’ questa ridente cittadina e andiamo a cena da “Buon Giorno” dove assaggiamo pizza e lasagne e prendiamo birra e aranciata al costo totale di 16 US$. Io mi sento un po’ nauseata dalle spezie locali: la lasagna ne era piena.
Domani dovremmo percorrere il circuito Quilotoa: si tratta di un loop che ci porterà al mercato di Saquisilì (che si svolge solo il giovedì), alla laguna Quilotoa per vedere il magnifico cratere e il lago al suo interno, e infine alle pendici del Cotopaxi che con i suoi 5897m è il vulcano attivo più alto del Mondo. Spostarsi con gli autobus è improponibile (sono pochi, non molto frequenti e nessuno percorre l’itinerario completo), a meno che non si voglia suddividere il percorso in due giorni pernottando nei pressi della laguna Quilotoa in alberghetti con camerate in comune. La soluzione migliore, se si vuole fare questo percorso in una giornata, è probabilmente l’affitto di un auto o di un taxi. E noi propendiamo per questa ipotesi. Io però non mi sento molto bene e quindi rimandiamo la decisione al mattino successivo.

Vai alle foto di Alausì e del Treno delle Ande


Gi 14/12 Latacunga – Quilotoa (alt. 3854m) – Latacunga
Latacunga – circuito Quilotoa – Latucunga: questo era il programma originario. Era, appunto. Perché dopo una notte insonne alle prese con febbre alta, vomito e diarrea, mi sembra difficile potermi muovere dal letto. Se non per arrivare fino al bagno …
La signora che dirige l’hotel Cotopaxi è gentilissima. Mi fa preparare del tè caldo e mette la cucina dell’albergo a disposizione di mio marito. Inoltre, nonostante abbia con me le medicine che mi occorrono, mi consiglia di prendere un farmaco che il suo medico dà sempre ai turisti che hanno problemi col cibo locale (in effetti le spezie mi hanno nauseata) e si offre di andare lei stessa in farmacia.
Non so se per merito della medicina in questione, ma in serata noto dei miglioramenti.
Forse domani riusciremo a rimetterci in viaggio: voglio assolutamente arrivare ad Otavalo perché devo fare gli acquisti per Natale. Mitad del mundo purtroppo lo salteremo ma almeno riuscirò a vedere un mercato locale.

Vai alle foto di Latacunga


Ve 15/12 Latacunga – Otavalo (alt. 2550m)
Questa mattina sto un po’ meglio. Sono riuscita anche a dormire un po’, quindi decidiamo di partire per Quito e, una volta arrivati lì, vedremo se riuscirò a proseguire fino ad Otavalo oppure no. Mio marito mi prepara un bel thermos di tè caldo e saliamo sul taxi (1 US$) che ci porta al terminal, dove prendiamo il bus per Quito (1,50 US$ a testa). Ci sediamo sul lato destro per vedere la bellissima laguna di San Pablo.
Io riesco pure a mangiare qualche biscottino inzuppato nel tè e nel complesso mi sento abbastanza bene perciò, arrivati a Quito, decidiamo di proseguire per Otavalo.
Prendiamo quindi un altro bus per questa meta (2 US$ a testa) e ci godiamo un fantastico panorama. Più ci avviciniamo alla cittadina di Otavalo più il paesaggio diventa incantevole. Una cordialissima ragazza mi indica i nomi dei laghi e delle montagne che attraversiamo, giustamente orgogliosa del suo luogo natio. Per fortuna non mi sono persa questo tragitto!!!
Arriviamo a destinazione dopo un paio d’ore circa e prendiamo un taxi (1 dollaro) che dalla Panamericana ci accompagna fino all’hotel Riviera Sucre. Chiediamo se hanno una camera e la signora ci fa scegliere quella che preferiamo (20US$ per la matrimoniale inclusa la colazione). L’alberghetto è incantevole. Si tratta infatti di un’antica casa coloniale perfettamente restaurata. All’interno c’è un giardino molto curato e noi prendiamo una camera con una splendida vista sulle montagne circostanti.
Il marito della proprietaria dell’hotel è un funzionario in pensione del consolato italiano in Ecuador e quindi parla benissimo la nostra lingua.
Andiamo a pranzo da “Il de Roma” presso l’Hostal Doña Esther (12,70 US$ totale pasto), un posto veramente delizioso e romantico. Io cerco di evitare le spezie ma sembra un’impresa quasi impossibile.
Nel pomeriggio esploriamo un po’ la città e ci rendiamo conto che il mercato è già presente, anche se in forma ridotta. Esploriamo le bancarelle e facciamo i primi acquisti. La contrattazione è d’obbligo ed è un’operazione a volte un po’ lunga ma ne vale la pena. Per pochissimi dollari si acquistano coloratissimi maglioni di alpaca, simpaticissimi cappelli di lana, guanti, sciarpe, poncho, arazzi, tovaglie,… Insomma di tutto e di più!
Ovviamente è bene acquistare presso la stessa bancarella più di un articolo, perché si riesce a farsi fare un prezzo migliore. Per farvi un esempio noi abbiamo pagato due cappelli, due paia di calzini e una borsa (tutto di lana) 10 dollari. Mentre in un’altra bancarella abbiamo acquistato solo un enorme e meraviglioso arazzo (sempre di lana) e quindi siamo riusciti a farci fare uno sconto minore: 20 dollari.
Nella piazza del mercato ci sono molti uffici di cambio e così cambiamo un po’ di contanti con banconote e monete di taglio più piccolo: sono fondamentali perché spesso per banconote più grosse (anche 10-20 dollari) le bancarelle non hanno il resto (o fingono di non averlo).
Andiamo in albergo perché io ho bisogno di riposare un po’ prima di cena. Ritorniamo al ristorante provato a pranzo e stavolta provo qualcosa di più consistente (ho fame!): un po’ di pesce, delle verdurine, ma purtroppo c’è sempre quel sapore strano. Paghiamo la cena (16 dollari) e ci avviamo all’albergo perché io ricomincio a stare male. Purtroppo inizio a vomitare di nuovo e quindi decidiamo che, fame o no, d’ora in poi mi nutrirò solamente di tè e biscotti. Il mio fisico evidentemente non sopporta più le spezie locali e non possiamo rischiare di non prendere il volo.

Vai alle foto di Otavalo


Sa 16/12 Otavalo - Quito
Sto molto meglio e ci avviamo al mercato di buon mattino. Infatti è bene andarci prima delle 10, ovvero prima che arrivino le orde di turisti che giungono da Quito per un’escursione giornaliera.
Finisco di acquistare i regali di Natale (e una valigia per metterceli!). Ai miei nipotini ho comprato delle cose veramente deliziose.
Ricordatevi che il mercato è una zona famosa per i furti (soprattutto a danno dei turisti). Quindi fate attenzione a soldi, telecamera, macchina fotografica e quant’altro. Noi non abbiamo avuto nessun problema e non ci è sembrato assolutamente rischioso ma, per precauzione, avevamo lasciato in albergo tutto (macchina fotografica inclusa) e portato solo soldi e documenti.
Potremmo anche fare una capatina a Mitad del mundo ma io preferisco non strafare. Domani ho un volo internazionale da prendere. Meglio andarci cauti. Ci avviamo quindi all’hotel per prendere i bagagli, e chiamiamo un taxi che ci porta fino all’autobus per Quito. Arrivati a Quito decidiamo di pernottare nella parte nuova, decisamente meno bella e caratteristica della vecchia (ve la sconsiglio). Troviamo una stanza matrimoniale al Lobo Verde per 18 dollari e andiamo a mangiare, o meglio, mio marito mangia e io osservo: una vera tortura!


Do 17/12 Quito – Italia
Sveglia all’alba per prendere il volo di ritorno. Un taxi ci porta all’aeroporto per 5 dollari. Arrivati lì ci mettiamo in coda per sbrigare le solite pratiche e poi andiamo all’ufficio doganale per pagare la tassa di uscita dall’Ecuador: 37,50 dollari a testa.
La nostra vacanza è finita e, malessere finale a parte, è stata stupenda e indimenticabile. Credo proprio che in futuro sarà difficile fare un viaggio altrettanto bello.


Lu 18/12/2006 Italia
Ore 8.10 arrivo a Roma Fiumicino.



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