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FUERTEVENTURA E LANZAROTE
- ESCURSIONI -



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ESCURSIONI A FUERTEVENTURA E LANZAROTE
Noi abbiamo scelto di dedicare tre giornate alla scoperta di due isole: un giorno a Lanzarote e due a Fuerteventura. Di seguito indichiamo i posti che ci sono piaciuti di più e che a nostro avviso sono imperdibili:
• a Lanzarote il Parque Nacional de Timanfaya e il Mirador del Rio;
• a Fuerteventura la Playa de Sotavento de Jandìa, la spiaggia de La Pared, il Parco Naturale delle dune di Corralejo e i belvedere sul tratto di strada di Antigua-Betancuria e di Betancuria-Pajara.


Prima giornata: Escursione a Lanzarote e dune di Corralejo (Fuerteventura)

Tappe della nostra gita:
Parque Nacional de Timanfaya - Lanzarote
Mirador del Rio - Lanzarote
Parco Naturale delle dune di Corralejo - Fuerteventura

La prima giornata di escursioni è dedicata a Lanzarote, che ha ben 365 vulcani, uno per ogni giorno dell’anno.
Partiamo dal nostro albergo alle 8 perché ci vuole un’ora e mezza circa per arrivare al porto di Corralejo (il traghetto parte alle 10). Arrivati al porto facciamo i biglietti al botteghino della Armas e ci imbarchiamo subito. In una mezz’oretta arriviamo a Playa Blanca (Lanzarote). Al porto mi procuro una cartina presso un ufficio di noleggio auto (che gentilmente me la regala) e ci dirigiamo subito al Parco Nazionale di Timanfaya per percorrere “la Ruta de los Vulcanos”. Essendo la principale escursione di Lanzarote per interesse turistico, è consigliabile (soprattutto in alta stagione) arrivare a Timanfaya in mattinata per evitare code di turisti. Dal porto si deve prendere la strada per Yaiza.
L’escursione all’interno del parco non si può fare da soli. Bisogna prendere i cammelli oppure un pullman e ci sono due punti di partenza diversi a seconda del mezzo di trasporto che si sceglie. Noi optiamo per il bus, quindi passata la zona di “imbarco” sui cammelli procediamo fino all’entrata, dove paghiamo il biglietto (8 Euro a persona, l’auto non paga, il parchetto è gratuito), ci facciamo dare il depliant esplicativo (è gratis e c’è anche in italiano), ci mettiamo in fila per aspettare un posto auto libero e nel giro di 15 minuti parcheggiamo e prendiamo il pullman che ci accompagnerà in un percorso di 14 chilometri: una quarantina di minuti circa. Una voce registrata racconta la storia dell’eruzione e dà delle informazioni sul parco mano a mano che si procede con l’autobus (in lingua inglese, tedesca e spagnola).
Il Parque National de Timanfaya apre alle 9 e chiude alle 17.45, ma l’ultimo pullman di turisti parte alle 17. Il parco (nato nel 1974) sorge nella zona sud-occidentale dell’isola. Durante il tour si possono vedere gli effetti di una delle eruzioni più importanti della storia della vulcanologia avvenuta tra il 1730 e il 1736. La lava modificò radicalmente il paesaggio dell’isola, aumentandone addirittura la superficie. Le montagne all’interno del parco (chiamate “Montagne del fuoco”) offrono un paesaggio lunare e molto suggestivo. Crateri, fratture vulcaniche e colate laviche sono ben visibili ovunque, come pure le varie gradazioni di colore della roccia e del paesaggio circostante: nero, giallo, rosso, verde, bianco, grigio, marrone,... Un vero coleidoscopio di colori. Sembra di essere atterrati sulla luna. Il paesaggio è veramente atipico e suggestivo.
Alla fine del tour l’autobus ritorna al parcheggio accanto all’unico ristorante del parco, dove c’è un punto panoramico in cui vengono effettuate alcune dimostrazioni geotermiche, visto che il sottosuolo di quest’area è ancora caldissimo: 140 gradi a soli 10 centimetri di profondità e 400 gradi se lo scavo arriva a 6 metri. Gli esperimenti visibili all’esterno del ristorante sono di due tipi: nel primo viene introdotta (con un forcone) della paglia in un buco scavato nel terreno per far vedere la rapidità con cui si incendia; nel secondo viene gettato un secchio d’acqua all’interno di tubi appositamente collocati nel sottosuolo per creare l’effetto del geyser, ovvero il surriscaldamento dell’acqua che “esplode” in un alto getto.
Inoltre il ristorante sfrutta il calore del sottosuolo per cucinare: andate a vedere il pozzo con le griglie di carne accanto ai bagni.
Usciamo dal parco e decidiamo di dirigerci verso uno dei belvedere più spettacolari dell’isola: il Mirador del Rio. Puntiamo a nord attraversando tutta l’isola e in prossimità del belvedere notiamo un paesaggio diverso: compaiono vigneti e un po’ di vegetazione. L’ingresso al Mirador costa 4,5 Euro a testa ma il panorama è perfettamente visibile anche senza entrare nella struttura. Parcheggiamo l’auto e ci godiamo una vista mozzafiato sull’isola Graciosa. Azzurro, blu, rosa, marrone: i colori del mare si intrecciano con quelli della terra creando sfumature meravigliose. Non c’è niente da fare: il mare ci conquista sempre e ovunque!
Risaliamo in macchina estasiati e felici e decidiamo di anticipare il rientro, prendendo il traghetto delle 17.00, senza aver visto le grotte di Jameos de Agua (orario di apertura: 10.00-18.30). Vogliamo vedere le dune di Corralejo (a Fuerteventura) con il tramonto. Ci avviamo al porto e, dato che avevamo prenotato il ritorno col traghetto delle 19.00, ci mettiamo in lista d’attesa. Per fortuna riusciamo ad imbarcarci e, appena sbarcati, usciamo dal porto e puntiamo alle “Playas Grandes” di Corralejo: una selvaggia zona desertica ricca di dune che arrivano fino al mare. Questo parco naturale, il cui ingresso è gratuito, si è formato grazie al costante “lavoro” del vento che ha trasportato fin qui la sabbia del Sahara. Il Parque Natural de las Dunas de Corralejo si estende per 8-10 chilometri ed è tutto da esplorare. È ricco di spiagge lunghissime ed offre una splendida vista sull’isola de Lobos. Al tramonto è incantevole.
Normalmente questa zona è molto battuta dal vento e infatti la spiaggia è disseminata di muretti circolari atti a riparare gli amanti della tintarella. In questo periodo però c’è solo una lieve brezze e quindi è un vero piacere passeggiare in riva al mare e in mezzo alle dune.
Torniamo in albergo appagati e felici.

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Seconda giornata di escursioni in auto

Tappe della nostra gita:
Playa de Sotavento de Jandìa
Playa de Matorral
Morro el Jable

Oggi abbiamo programmato una giornata molto più rilassante: andremo a scoprire le spiagge della Penisola di Jandìa, che sembra siano le più belle e selvagge dell’isola. Nonché il paradiso dei nudisti. Questo è il posto ideale per una vacanza all'insegna del relax.
Percorriamo la strada costiera per ammirare il mare che ci colpisce subito: un’infinita striscia di sabbia bianca e finissima (la spiaggia è lunga 25 chilometri circa) contrasta con i colori dell’acqua (blu, tuchese,…). Appena arriviamo alla Playa de Sotavento parcheggiamo l’auto e ci concediamo una lunghissima passeggiata tra le numerose piscine che si formano con la bassa marea: finalmente un po’ d’acqua calda! Il mare è pieno di pesci che nuotano anche vicino alla riva e le rocce sono costellate di scoiattolini che sembrano non essere assolutamente impauriti dalla nostra presenza, anzi si avvicinano e annusano le nostre mani sperando in qualche elargizione di cibo. Questo posto è veramente magnifico ma non oso pensare a come potrebbe essere col vento che alza la sabbia. Anche qui, comunque, esistono i soliti muretti circolari per proteggersi dalla brezza marina.
Gli alberghi non sono molti e la spiaggia è talmente grande che, anche se frequentatissima, non si corre il rischio di scontrarsi coi passanti. Il panorama circostante è altrettanto suggestivo: montagne interamente coperte di sabbia. È proprio un luogo selvaggio!
Ce ne andiamo a malincuore per percorrere in auto tutta la costa fino alla punta più a sud: Morro de El Jable. Ci sarebbero un sacco di spiagge in cui fermarsi: Mal Nombre, Butihondo,… ma noi vogliamo arrivare al faro della Playa del Matorral, dove però scopriamo a malincuore che il panorama è decisamente meno selvaggio e mooolto più turistico. La spiaggia è enorme e molto bella ma è costeggiata da una grande strada piena di negozi, ristoranti e alberghi.

Vai alle foto di Fuerteventura
 

Terza giornata di escursioni in auto

Tappe della nostra gita:
Spiaggia di Mal Nombre
Spiaggia nera di Tarajalejo
Paesino “greco” di Las Playas
Paesino di pescatori di Pozo Negro
Antigua
Betancuria
Spiaggia de La Pared

Per il nostro ultimo giorno di gite abbiamo programmato anche un tour nell’entroterra. Percorreremo un loop che ci porterà prima a vedere la costa orientale e poi quella occidentale (in cui il mare è molto più mosso e la costa è a strapiombo sul mare).
La mattina decidiamo però di tornare a sud per andare a vedere un altro pezzo dell'infinita spiaggia di Jandìa, che si trova più a valle. Ci fermiamo a Mal Nombre e ci facciamo una bella passeggiata, poi puntiamo a nord per vedere la spiaggia di Tarajalejo: l’unica ad avere la sabbia nera. Tutto sommato non ci entusiasma: la spiaggia è piccola e vi sono molti alberghi. Proseguiamo quindi per Las Playas che ci hanno consigliato di vedere perché le sue costruzioni ricordano le case greche. Il posto è carino e molto curato ma niente a che vedere con la vera Grecia.
Procediamo per Pozo Negro dove vediamo un tipico paesino (molto ino!) di pescatori in riva al mare. Fin qui niente di eccezionale ma il meglio deve ancora arrivare. Ci dirigiamo nell’entroterra e la nostra prima tappa è Antigua, la vecchia capitale di Fuerteventura. Parcheggiamo l’auto in una stradina e andiamo a vedere una graziosissima chiesetta bianca, che poi rappresenta il fulcro di tutta la cittadina che è piccola ma molto curata.
Da Antigua ci avviamo a Betancuria e, durante questo tragitto, ci aspettano dei panorami mozzafiato: questa sì che è una sorpresa inaspettata! La strada è costellata di belvedere sul Parque Rural de Betancuria. Bellissimo il mirador in cui vi sono due statue bronzee (non potete sbagliare, si vede passando in auto): dune, campi, vegetazione a perdita d’occhio. E quante sfumature di colore ha la terra!
Arriviamo estasiati a Betancuria, un altro gioiellino di Fuerteventura, costellato di vicoletti. L’attrazione principale di questo paesino è la chiesa: una deliziosa costruzione del XVI secolo.
A questo punto torniamo indietro per vedere la spiaggia de La Pared e andare in albergo. Sulla strada che da Betancuria va verso Pajara ci sono altri belvedere mozzafiato: le sorprese non sono ancora finite!
Raggiungiamo il paese de La Pared e cerchiamo la spiaggia. Alla rotonda ci dicono di andare dritti, poco più avanti la strada asfaltata finisce e dobbiamo fare un breve tratto di sterrato fino a raggiungere la costa a strapiombo sul mare. Ci sono vari punti in cui è possibile parcheggiare l’auto, noi scegliamo il più alto perché il sentiero per scendere alla spiaggia parte da lì. Ed ecco l’ultima sorpresa della giornata: un fantastico tramonto su una spiaggia circondata da pareti di roccia (da cui il nome “La Pared”). Questo è il paradiso dei surfisti: il mare è molto mosso e le onde sono alte.

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Gite che non abbiamo fatto ma varrebbe la pena fare

Ci è dispiaciuto moltissimo non vedere la spiaggia de El Castillo (a nord di Fuerteventura) che ci era stata vivamente consigliata. Ci hanno raccomandato anche un’escursione all’Isla de Lobos (sempre a nord), un luogo di assoluta tranquillità e con acque cristalline che vanta circa un centinaio di specie vegetali e animali. Una volta era il regno dei leoni marini (da cui deriva il nome dell’isola), oramai scomparsi.
A Lanzarote non abbiamo visto Jameos de Agua, una serie di grotte sotterranee molte belle.


Per organizzare queste escursioni vedi anche "Mezzo di trasporto consigliato" e "Traghetti per Lanzarote".







INDICE CANARIE:

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